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Verso un mondo senza contati? Ma chi ne beneficerebbe?

Nelle società scandinave (Svezia e Danimarca in primis) i casi in cui si paga “cash” (in denaro contante) sono più unici che rari e il caffè al bar viene “comodamente” pagato con carte elettroniche. Verso scenari simili si stanno muovendo anche gli Stati Uniti e il Regno Unito dove la maggior parte delle operazioni è svolta attraverso mezzi elettronici e, secondo l’opinione comune, il “cash”, potrebbe definitivamente scomparire entro il 2036.

di Flavio Talarico - 22 Giugno 2016 - 5'

Immaginate un mondo in cui il contante non esiste. Come cambierebbero le nostre vite?

Partiamo dicendo che non è soltanto un’ipotesi: nelle società scandinave (Svezia e Danimarca in primis) i casi in cui si paga “cash” (in denaro contante) sono più unici che rari e il caffè al bar viene “comodamente” pagato con carte elettroniche. Verso scenari simili si stanno muovendo anche gli Stati Uniti e il Regno Unito dove la maggior parte delle operazioni è svolta attraverso mezzi elettronici e, secondo l’opinione comune, il “cash”, potrebbe definitivamente scomparire entro il 2036.

Per dare un’idea delle differenze tra paesi, il consumatore medio in Svezia svolge ogni anno circa 250 operazioni con carte di pagamento elettroniche, contro le 7 del consumatore medio in Bulgaria (fanalino di coda). L’Italia si attesta in fondo alla classifica con circa 30 operazioni effettuate.

L’ interrogativo al quale vogliamo cercare di dare una risposta è: a chi conviene che il denaro contante sparisca?

Partiamo con alcuni dati che possono spiegare meglio la dimensione del fenomeno:

· Ogni anno l’UE spende circa lo 0,46% del PIL (60 miliardi di euro), per la gestione del denaro contante. Pertanto, dall’abolizione del “cash” si avrebbe un risparmio nei costi di bilancio che sarebbe tradotto in un maggior beneficio collettivo.

· Secondo il World Payments Report di Capgemini, le transazioni globali in moneta elettronica hanno raggiunto un numero pari a circa 360.000 miliardi, continuando il trend di crescita già da molti anni.

La BCE, prendendo la decisione di interrompere la stampa della banconota da 500 euro, ha dato un primo chiaro messaggio di voler andare verso un’eurozona con sempre meno cash in circolazione. La giustificazione della Banca Centrale Europe giustificando la scelta con l’ipotesi, assai ragionevole, che tali tagli di banconote possano «agevolare le attività illecite».

Infatti, la lotta alle attività mafiose e quella al riciclaggio di denaro sporco sono alcuni dei principali motivi legati all’abolizione dell’uso del contante, unite alla possibile diminuzione della corruzione che avrebbe conseguenze positive sugli investimenti e sull’economia.

A livello legislativo, ogni Stato membro dell’Unione possiede le sue regole interne in materia di contanti ma, l’UE è certamente incline a intraprendere una regolamentazione comune sui pagamenti in contanti entro il 2017. Da qualche tempo la Germania, che non ha alcun limite per i pagamenti in contanti, sta esaminando la possibilità di introdurre un limite, al fine di contrastare l’economia sommersa e il terrorismo. A tal proposito, si è espresso il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ritenendo che fissare una soglia massima a livello europeo sarebbe un’ipotesi più efficiente delle varie singole soluzioni.

L’Italia si è mossa in controtendenza rispetto agli altri paesi europei. Infatti, con la legge di stabilità 2016, il governo Renzi ha innalzato il tetto per l’uso del contante da 1000 a 3000 euro. In precedenza, nel 2012, era stato fissato il divieto di eseguire pagamenti cash oltre i 999 euro al fine di “svecchiare“ il sistema degli scambi e di limitare le occasioni di evasione fiscale tra l’latro in Italia le attese che una limitazione del contante potesse avere effetti positivi su sommerso e corruzione non sono state confermate dai risultati ottenuti. Dal 2012 al 2016, nonostante il freno all’uso del contante, l’economia sommersa italiana è cresciuta.

I nostri vicini d’Oltralpe, in opposizione alle recenti misure attuate dal governo francese, non digeriscono affatto la possibilità dell’ esclusione del contante dalle loro vite e considerano la guerra ai contanti come una lotta contro l’indipendenza finanziaria degli individui.

La soppressione del cash, viene percepita come una perdita della libertà di scegliere come disporre del proprio denaro e dei propri risparmi. Il contante è considerato un diritto fondamentale poiché materializza (sotto forma di banconote) ciò che è stato effettivamente guadagnato dall’individuo.

Di recente, è stata lanciata una petizione online rivolta al primo ministro francese Manuel Valls, nella quale si vorrebbe ostacolare a tutti i costi l’istituzione di una società senza contanti.

La soppressione del “cash” è in genere vista di buon occhio dai governi, dalle banche centrali, e dai singoli istituti bancari che non sarebbero più esposti al rischio di incorrere in corse agli sportelli della loro clientela.

Ma come stiamo sostituendo i contanti?

Si rischia di commettere un grossolano errore di valutazione nel considerare il sistema bancario come unico catalizzatore dei sistemi di pagamento, soprattutto nel medio-lungo termine.

Infatti, il rapido sviluppo dell’industria Fintench, (https://www.risparmiamocelo.it/fintech-chi-e-al-passo-con-i-tempi-in-italia), supportata dalla popolarità crescente dei pagamenti “contactless” e “P2P”, appare come la soluzione più vicina ai consumatori di una società senza contanti.

Addio ai contanti, ma soprattutto, addio alle commissioni bancarie, sembra essere la tendenza di fondo che sta portando allo sviluppo di numerose startup vogliose di giocare il ruolo da protagonisti nella società senza contanti del domani. Non sono solo le “piccole”, ma anche i “big” (Applepay, Google Wallet, Facebook Payments) si stanno muovendo per spostare gli equilibri del mercato dei pagamenti.

Prepariamoci, dunque, a vivere in un mondo in cui le modalità dei pagamenti non saranno più le stesse in cui non ci sarà bisogno di un particolare rapporto bancario. Forse ci vorrà ancora del tempo, ma non troppo.

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