Chi è povero? Quanti sono i poveri in Italia? C’è oggi un problema sociale legato alla povertà? Parlare di povertà è difficile, un po’ perché il tema trova di per sé uno scarso successo di pubblico, un po’ perché c’è grande confusione nelle definizioni e nei numeri, anche da parte dei mezzi di informazione.
L’evoluzione della povertà in Italia è stato uno dei temi al centro dell’evento “I conti di famiglia: la verità su ricchezza e povertà” organizzato da AcomeA, che ha visto come protagonista Giovanni Vecchi, professore di economia all’Università di Roma “Tor Vergata”. Il professor Vecchi è uno dei maggiori esperti su temi quali la povertà e la disuguaglianza, ed è autore del libro “In ricchezza e povertà”.
Innanzitutto è bene chiarire a cosa ci si riferisce quando si parla di povertà. Due sono le misure principali: la povertà assoluta e quella relativa. Per povertà assoluta si intende la soglia di reddito necessaria ad acquistare un paniere di beni e servizi ritenuti essenziali. Questa è la misura più genuina di povertà in quanto individua chi non può permettersi uno standard di vita accettabile. La povertà relativa è invece un concetto più sottile e legato alla distribuzione del reddito. Potremmo pensarlo come un indicatore di percezione di povertà. Si definisce infatti “relativamente” povero chi ha un reddito inferiore alla metà del reddito medio nazionale.
Nel lungo periodo, dall’Unità d’Italia a oggi, l’incidenza della povertà si è ridotta drasticamente. All’indomani dell’unificazione del Regno il 44% della popolazione era sotto la soglia di povertà assoluta. Nei successivi 150 anni la composizione del paniere minimo di beni e servizi ritenuti essenziali si è fortemente modificata, ma la quota di cittadini che vivono in condizioni di povertà assoluta è passata al 18% alla fine degli anni Sessanta ed è oggi inferiore all’8%, per un totale di circa 2 milioni di famiglie. In prospettiva storica la povertà non sembra più quella piaga sociale che poteva essere durante il secolo scorso. Gli ultimi anni di crisi tuttavia hanno visto un netto peggioramento di questi dati. Nel 2010 infatti solo il 4,6% delle famiglie era in condizioni di povertà assoluta. Similarmente, l’incidenza della povertà relativa è passata dal 11% al 12,6%. Come spesso accade, il dato medio nasconde una forte eterogeneità sottostante. In particolare a livello geografico ci sono importanti differenze in termini di soglie di povertà (il costo dello stesso paniere di beni varia a seconda delle aree e delle dimensioni del centro urbano) e di incidenza della stessa.
Il problema sociale più grande legato alla povertà, che questi numeri non raccontano, è rappresentato però dalla vulnerabilità alla povertà. Si tratta della probabilità di diventare poveri nei prossimi 12 mesi a seguito di una situazione di difficoltà improvvisa e riguarda oltre il 30% della popolazione. Il professor Vecchi riporta che in Italia c’è oggi un esercito di persone a rischio povertà. Se paradossalmente domani tutte queste famiglie cadessero in povertà nessuno stato sociale sarebbe sufficiente a soddisfare le loro necessità.
La vulnerabilità è però una condizione evitabile. Una via per costruirsi una maggiore resilienza agli eventi, riducendo quindi il rischio di povertà nel caso si manifestassero delle difficoltà, è quella di gestire i propri risparmi e la propria ricchezza con lungimiranza. Risparmiare e investire, anche piccole cifre, ma con costanza, come un’abitudine virtuosa, permette di costruirsi nel tempo un capitale che può aiutare a superare le difficoltà impreviste.
L’intervento integrale del professor Vecchi e la performance dell’attrice Laura Curino, sono liberamente disponibili sul sito di AcomeA previa registrazione. Scopri subito tutti i contenuti.