Gli ultimi numeri del gioco d’azzardo in Italia, miliardi persi e il ruolo colpevole dello Stato. L’opinione preoccupata dell’Economist.
Affrontato da un uomo con il voto coperto, che brandiva una pistola, il proprietario di una gioielleria a Battipaglia, un comune a sud di Napoli, ha immediatamente consegnato gli incassi del pomeriggio per 700 euro. Più tardi la polizia ha scoperto che la pistola era falsa e il ladro, un uomo di 49 anni di cui non è stato fatto il nome, è andato di corsa ad un ufficio postale per versare il denaro nel proprio conto in rosso.
La rapina è stata guidata da un malessere che è diventato sempre più comune in Italia nell’ultimo decennio: la dipendenza dal gioco d’azzardo. Il ladro, che non aveva precedenti penali, aveva perso tutti i risparmi della famiglia e oltre ai gratta e vinci e ai video poker.
Secondo Global Betting and Gaming Consultancy, l’anno scorso gli italiani hanno perso al gioco 17,2 miliardi di euro, circa tre volte più che nel 2001. Nel 2005 hanno superato gli spagnoli come giocatori più accaniti del Sud Europa. L’impatto della crisi finanziaria non si è sentito fino al 2011, quando gli importi giocati e persi si sono marginalmente ridotti. Oggi l’Italia stampa un quinto dei gratta e vinci mondiali e ospita un terzo dei terminali di video lottery (VLT).
Il boom dell’azzardo è legato alla difficile situazione finanziaria dello Stato italiano. Dovendo affrontare debiti importanti, diversi ministri delle Finanze hanno visto nel gioco d’azzardo una succosa fonte di entrate fiscali. Circa la metà di quanto gli italiani perdono al gioco finisce nelle casse statali. I governi hanno legalizzato una forma di gioco via l’altra. Innanzitutto le scommesse sull’esito delle partite di calcio, poi i video poker e, nel 2009, le scommesse online. Nel 2014 le macchinette da gioco (incluse le video lottery) erano tragicamente responsabili della metà delle perdite degli italiani al gioco.
Il numero delle persone dipendenti è incerto. Alcune stime recenti hanno parlato di quasi un milione di persone. I difensori dell’industria contestano questo numero. Tuttavia, persino Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, una lobby del settore, lamenta che la ricerca di entrate da parte dei governi abbia portato a “un’eccessiva presenza di opportunità di gioco”.
La sua associazione sta spingendo per una riduzione del numero di VLT e per un sistema di regolazione nazionale più ampio e rigoroso. Le proposte non sono state al momento adottate a livello centrale ma diverse autorità locali e regionali sparse per il paese hanno preso provvedimenti, in molti casi bandendo le slot machine nelle vicinanze di luoghi sensibili, quali le scuole.
Passamonti sostiene che la crescita del gioco d’azzardo legale abbia avuto un effetto positivo nell’erodere il racket delle scommesse gestito dalla mafia. Tuttavia, sebbene in riduzione, il settore illegale è ben lontano dall’essersi estinto. La polizia stima che il suo giro d’affari raggiunge circa un quarto di quello del settore legale. Il 15 settembre la polizia ha chiuso a Napoli cinque società e sequestrato 3.200 slot machine, presumibilmente appartenenti a un ramo della criminalità locale legato al clan dei Casalesi.