Quanto vale oggi il risparmio degli italiani e come è cambiato da quando è entrato l’euro?
Forse non c’è mai stato un periodo storico in cui il tema dei risparmi degli italiani ha assunto un’importanza così grande come quella di oggi.Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “Ho tutelato i risparmi degli italiani”, con il conseguente veto sulla nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia, rappresentano la prova più lampante.
Per capire come stanno davvero i risparmi degli italiani ripercorriamo la loro evoluzione negli ultimi 20 anni e mettiamoli a confronto con quelli degli altri paesi europei.
Una volta i risparmiatori italiani avevano l’appellativo di formiche risparmiatrici. Mettevano da parte una quota rilevante di risparmi dai loro redditi.
Nel 1996 eravamo il paese che risparmiava più di ogni altra economia, circa il 16% del reddito disponibile. Vent’anni dopo questa quota è scesa sotto al 3%, segnalando una maggiore difficoltà ad accantonare risparmi. Peggio di oggi, soltanto nel 2012 quando valeva l’1,91% del reddito disponibile.
Diamo uno sguardo al giardino del vicino e confrontiamo ora il tasso di risparmio dell’Italia con quello della Germania, della Grecia e della media dell’eurozona.
I risparmiatori tedeschi sono riusciti a mantenere costante al 10% il loro tasso di risparmio negli ultimi decenni. La media tra i Paesi dell’eurozona invece è negativa: nel 1999 si risparmiava l’8,3% del reddito disponibile, oggi questo tasso è sceso intorno al 5%, comunque al di sopra di quello italiano.
L’esperienza forse più drammatica di riduzione del tasso di risparmio è stata vissuta in Grecia e si è amplificata proprio negli anni delle politiche di austerità.
Un risparmiatore greco nel 1996 risparmiava il 6,54% del proprio reddito. Oggi il tasso è negativo del 16,9% e questo implica che la ricchezza complessiva si sta riducendo di anno in anno.
Quanto vale la ricchezza finanziaria degli italiani?
Nel 2016 la ricchezza finanziaria netta del risparmiatore italiano valeva 95 mila dollari, corrispondenti a 85 mila euro. A sorpresa, questo valore supera quello mostrato dai cugini tedeschi e francesi.
A livello di patrimonio finanziario, l’Italia si piazza quinta, alle spalle di Lussemburgo, Olanda, Belgio e Irlanda, tra i 17 paesi dell’eurozona.
Il risparmiatore italiano tuttavia è ancora troppo legato alla liquidità, come testimonia l’ultima indagine Acri realizzata con Ipsos in occasione della 93ª Giornata Mondiale del Risparmio.
Oltre il 30% della ricchezza finanziaria degli italiani giace su conti correnti, libretti postali e conti deposito che mostrano oggi rendimenti nulli se non addirittura negativi e che quindi non offrirebbero riparo dall’inflazione.
Per superare questo scoglio, sono sempre di più le famiglie che si affidano ai prodotti del risparmio gestito. Entro il 2020, secondo una stima di Prometeia, le attività finanziarie in prodotti gestiti supereranno quelle strumenti liquidi.
Tra i prodotti gestiti che vanno per la maggiore ci sono fondi comuni di investimento che ricoprono l’11% del portafoglio finanziario delle famiglie italiani.
I fondi obbligazionari, forse per il tradizionale legame degli italiani verso gli strumenti del reddito fisso, sono quelli più sottoscritti dai risparmiatori e offrono oggi una soluzione solida e redditizia per l’investimento della liquidità nell’era dei tassi a zero.