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Perché i dazi commerciali imposti da Trump fanno male alle Borse?

L'applicazione di dazi commerciali ha fatto crescere i timori degli investitori sui possibili rischi di una guerra commerciale e di una crescita generalizzata dei prezzi.

di Piero Cingari - 6 Marzo 2018 - 4'

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha espresso la volontà di applicare dazi commerciali sulle importazioni di acciaio e alluminio. L’annuncio potrebbe facilmente innescare ritorsioni a catena da parte degli altri partner commerciali con effetti negativi sull’economia mondiale e sulle Borse.

Per capire bene perché una guerra commerciale è così tanto detestata dai mercati finanziari, bisogna però fare un passo indietro.

Perché il commercio senza barriere porta vantaggi all’economia?

Un commercio privo di dazi crea le condizioni per un maggior benessere economico. Il libero scambio, infatti, favorisce la concorrenza che si traduce in una maggior varietà e qualità di prodotti sul mercato ad un prezzo più basso per i consumatori.

Ma ci sono ancora molte persone che pensano che il libero commercio sia dannoso per l’economia. Una di queste è proprio il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Le politiche protezionistiche di Trump hanno come obiettivo quello di difendere le imprese statunitensi dalla concorrenza a basso costo proveniente dai paesi emergenti, Cina in primis. Ecco un recente tweet postato da Donald Trump:

Donald Trump sbaglia quando sostiene di voler proteggere la sua nazione. La decisione di introdurre dazi su acciaio e alluminio avvantaggia in primo luogo le industrie meno efficienti, ma va a danno dei consumatori. Imponendo dazi sui competitors esteri, il potere di mercato delle industrie nazionali aumenta e questo rende i prodotti più costosi. In poche parole, in una situazione simile sono più i vinti che i vincitori.

Anche l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha espresso tutte le sue preoccupazioni sull’introduzione di tariffe commerciali:

“I rischi per una reazione a catena sono reali e in una guerra commerciale tutti sarebbero perdenti”.

Perché l’introduzione di dazi commerciali su acciaio e alluminio innesca la paura sui mercati finanziari?

Veniamo al punto più rilevante di tutta questa faccenda. Acciaio e alluminio sono dei materiali presenti in moltissimi beni di comune utilizzo nella vita quotidiana. Dalle lattine, ai componenti elettrici per smartphone, computer, fino ai mezzi di trasporto come le automobili e chi più ne ha più ne metta.

Le aziende che utilizzano l’acciaio e l’alluminio nella loro produzione sono particolarmente allarmate dal fatto che i maggiori costi possano danneggiare le vendite e i profitti.

Gli investitori non soltanto temono il verificarsi di questo effetto, ma di assistere ad una crescita generalizzata dei prezzi a causa delle ritorsi commerciali.

Ecco la reazione di MillerCoors, un’azienda che produce birra negli Stati Uniti, dopo le parole di Trump:

“Stiamo vendendo una quantità crescente delle nostre birre in lattine di alluminio, ed è probabile che questa azione possa far aumentare i prezzi dei prodotti e causare perdite di posti di lavoro nell’industria della birra”.

Gli studiosi di commercio internazionale sono concordi nel ritenere che, negli ultimi anni, la diminuzione dei dazi commerciali a livello mondiale è stato uno dei fattori chiave per mantenere bassa l’inflazione.

E di questi ultimi tempi, la paura dell’inflazione è considerata la minaccia più forte sui mercati finanziari.

Quando l’inflazione cresce più del previsto, le banche centrali, intervengono aumentando i tassi di interesse. I tassi più elevati, fanno crescere il costo del denaro nell’economia e pongono un freno alla crescita delle imprese.

Sarà importante capire se le tariffe escogitate da Trump verranno dichiarate compatibili con i trattati commerciali del WTO e quale sarà la reazione degli altri paesi nei confronti degli Stati Uniti.

La lezione da ricordare è che l’imposizione di misure protezionistiche non è la strada giusta da perseguire per migliorare l’economia di un paese.

Chi vuole giocare con il fuoco prima o poi rischia di bruciarsi.

Fonte: WTO, (anno 1966=100, valori in scala logaritmica)

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