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Pandenomics: 7 macrotrend che cambieranno il mondo nel post-Coronavirus

Come potrebbe apparire il nuovo mondo post-Coronavirus? Dal maggior interventismo statale, alla digitalizzazione e all'ambiente: ecco i 7 macrotrend che cambiaranno la faccia dell'economia mondiale.

di Piero Cingari - 8 Aprile 2020 - 6'

Quando il mondo si sveglierà alla fine di questa pandemia non sarà più lo stesso. Il Coronavirus è destinato a cambiare molti aspetti della nostra società che riguardano non soltanto la sanità, ma anche la politica e gli affari, l’economia e i mercati finanziari, la cultura, gli stili di vita, l’uso della tecnologia e l’ambiente che ci circonda.

Come potrebbe dunque apparire il nuovo mondo dopo la fine della pandemia? Abbiamo identificato 7 macrotrend che potrebbero cambiare la struttura dell’economia mondiale nei prossimi anni.

1. Il ritorno dello Stato nell’economia

Il Covid-19 ha costretto i governi a intervenire nell’economia e nella vita quotidiana in un modo senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. Una volta conclusa la fase del contenimento della pandemia, si aprirà quella del recupero economico. La logica per un intervento statale più deciso continuerà a persistere.
In settori particolarmente colpiti dagli effetti del virus potrebbe essere necessaria la nazionalizzazione o il sostegno statale di alcune aziende strategiche.
Ciò potrebbe richiedere una revisione approfondita del modo in cui gli investimenti pubblici e privati interagiranno.

2. De-globalizzazione e crescenti populismi

La pandemia ha messo in luce i limiti delle supply chain globali troppo ottimizzate e complesse. I politici populisti spingeranno le loro agende nazionaliste, sottolineando i pericoli dell’apertura dei confini e dell’economia. L’opinione diffusa ritiene che la pandemia di Covid-19 porterà ad una fase di de-globalizzazione e divisioni politiche. Ciò rappresenta una minaccia a lungo termine per la cooperazione politica, come ad esempio in Europa, che potrebbe causare ulteriori danni all’economia e agli investimenti.

3. Maggior coordinamento tra politica monetaria e politica fiscale

Nei prossimi anni è lecito attendersi una radicale trasformazione delle politiche economiche che conosciamo fino ad oggi.
Affrontare un massiccio accumulo di debito sarà una sfida enorme che richiederà un maggior coordinamento tra la politica monetaria e la politica fiscale. I governi stanno adoperando importanti piani di stimolo fiscale, che dovranno essere coadiuvati dal supporto della politica monetaria per evitare l’aumento dei tassi di interesse.
Radicali teorie economiche come la MMT o l’Helicopter Money potrebbero presto diventare mainstream, offuscando ulteriormente il confine tra politica monetaria e fiscale.

4. Ripensare al “debito”

All’indomani della fine della pandemia, il mondo dovrà fare i conti con un nuovo indebitamento record dell’economia. I paesi ne usciranno profondamente indebitati, con livelli medi di debito pubblico su Pil che supereranno abbondantemente il 100-110% nei paesi avanzati e il 60-70% nelle economie emergenti.
Il debito potrebbe però potrebbe essere interpretato con un’ottica differente rispetto al passato. Grazie al coordinamento tra la politica monetaria e fiscale, il mantenimento dei tassi di interesse a zero o negativi per molti anni renderà il peso del debito meno ingombrante da sostenere.

5. Dal Too Big To Fail al Too Many To Fail

Il concetto di “Too Big To Fail”, che nel 2008 si riferiva al supporto statale per le banche sistemiche troppo grandi per fallire, potrebbe tramutarsi in “Too Many To Fail”.
Se la precedente crisi aveva infatti fatto irruzione sul settore finanziario e bancario, questa volta sono i servizi delle piccole e medie imprese dei settori ad alto contatto sociale ad esserne più colpiti.

Grandi eventi, concerti, trasporti aerei, vacanze, attività sportive di gruppo sono tutti “consumi sociali” che rischiano uno shock della domanda lungo e di vasta portata.
Sono inoltre servizi che riguardano un elevato numero di occupati nell’economia. L’assenza di flussi di cassa per le imprese di questi settori renderà più difficile fronteggiare i debiti e i pagamenti ricorrenti. Per evitare pericolosi effetti a catena, come fallimenti di massa e forte aumento della disoccupazione, i governi saranno chiamati a introdurre piani di supporto attraverso prestiti agevolati o vere e proprie sovvenzioni.

6. Dal fisico al digitale

Lo smart working forzato durante la pandemia porterà inevitabilmente ad un aumento graduale delle persone che interagiscono digitalmente, cambiando in modo radicale il mercato del lavoro.

L’e-commerce è stato un altro grande vincitore dal passaggio dal fisico al digitale innescato dalla pandemia. Le restrizioni hanno favorito la penetrazione del commercio elettronico per acquisti di generi alimentari e consegne di pasti, nonché per beni di consumo a fronte di chiusure temporanee o permanenti dei negozi fisici.

Infine, il lockdown e le preoccupazioni sullo scambio di denaro fisico hanno dato una spinta all’utilizzo della moneta digitale e dei pagamenti senza contanti. In un mondo sempre più digitalizzato, è lecito attendersi che il settore Fintech continui a crescere divenendo uno dei principali attori nell’economia.

7. Un’economia sempre più green e sostenibile

Uno dei principali vantaggi del passaggio dal fisico al digitale sarà la riduzione dei movimenti fisici e quindi del consumo di energia, delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento. Questa sarà una buona notizia per l’ambiente e aiuterà i paesi a raggiungere i loro obiettivi di cambiamento climatico. Inoltre, il calo dei prezzi energetici potrebbe offrire ai governi un’occasione d’oro per aumentare le tasse sulle emissioni di CO2 e motivare i consumatori e le imprese a cambiare definitivamente i loro comportamenti.

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