Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto legge sul sistema bancario, che definisce i meccanismi per il rimborso automatico degli investitori che a novembre si erano visti azzerare le obbligazioni di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti, i quattro istituti messi in liquidazione a fine dello scorso anno.
Nel decreto sono comprese anche le misure per snellire le procedure del recupero crediti, un tema strettamente interconnesso con quello dei crediti deteriorati, per la cui soluzione è stato costituito dal sistema bancario il Fondo Atlante, promosso dal governo con il varo di norme ad hoc e finanziato da Fondazioni bancarie, grandi banche italiane, Cassa Depositi e prestiti ed altri investitori. Avrà in dotazione tra i 5 e i 6 miliardi di euro, impiegherà il 70% delle sue risorse per gli aumenti di capitale ed il 30% proprio a copertura delle sofferenze bancarie di cui abbiamo parlato all’inizio.
Non entriamo in questa sede nel merito della questione se sia giusto o meno prevedere un rimborso per tutti gli investitori, non escludendo chi, consapevolmente, ha deciso di comprare uno strumento più rischioso per avere un rendimento maggiore, ma cerchiamo di capire chi e perché verrà rimborsato, ne avevamo parlato qui.
Ma tornando al decreto legge sul sistema bancario di recente approvazione, che cosa ha stabilito in merito ai rimborsi automatici per gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche italiane messe in liquidazione? Gli investitori nelle obbligazioni subordinate avranno diritto ad un rimborso forfettario pari all’80% della cifra investita, ma solo se aventi un reddito lordo quantificato in meno di 35 mila euro ai fini Irpef o un patrimonio mobiliare (azioni, obbligazioni, risparmi) di valore inferiore ai 100.000 euro.
Il Codacons, l’associazione dei consumatori, ha giudicato il decreto «irricevibile», anticipando la sua impugnazione al Tar del Lazio per ottenerne l’aumento da parte della Corte Costituzionale. La ragione è che i criteri per avere diritto al rimborso vengono considerati discriminatori sia in termini temporali sia patrimoniali. È infatti previsto che il rimborso riguardi solamente chi ha comprato le obbligazioni prima del 12 giugno 2014, che sarebbe poi la data di pubblicazione sulla Gazzetta Europea della Direttiva per il risanamento e la soluzione delle crisi bancarie. Sui requisiti patrimoniali abbiamo già detto. Il risultato è che alla fine i rimborsati automaticamente saranno solamente la metà degli obbligazionisti, che dovranno farne richiesta al Fondo creato dal Governo con la Legge di stabilità 2016.
Nei casi esclusi dai requisiti indicati, i risparmiatori potranno rivolgersi all’ANAC (Associazione Nazionale Anti Corruzione) per procedere con l’arbitrato e valutare caso per caso se ci sono le condizioni per il rimborso e in che percentuale rispetto al capitale investito.
In conclusione possiamo dire che l’approccio governativo, se da un lato viene incontro alle fasce più deboli di risparmiatori, dall’altro effettivamente discrimina tra chi ha investito nelle obbligazioni subordinate di queste banche e chi in altri strumenti finanziari, tra chi è al di sotto di una certa soglia patrimoniale e chi è al di sopra – che in pratica si vede oggetto di una specie di tassazione occulta, una sorta di patrimoniale mascherata –e chi, infine, ha investito prima e chi dopo, e questa tra le tre discriminazioni pare proprio la più immotivata.
Speriamo che sia la giusta occasione per diffondere un po’ di educazione finanziaria, per la semplice ragione che è sempre meglio prevenire che curare, anche perché –come abbiamo visto –le cure non vengono impartite a tutti allo stesso modo.
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