Investire in obbligazioni bancarie espone i risparmiatori a rischi elevati e troppo spesso sottovaluti. A dirlo non siamo solo noi ma anche le autorità europee (EBA e ESMA) che hanno lanciato un vero e proprio warning sul rischio “bail-in” relativo alle obbligazioni bancarie detenute dai piccoli risparmiatori.
Scopriamo in concreto di cosa si tratta.
Il bail-in, tradotto con il termine “salvataggio dall’interno”, è una disciplina stabilita a livello comunitario per regolare il modo di gestire le crisi di una banca.
Quando una banca fallisce, a subirne le conseguenze dovranno essere prima gli azionisti, poi gli obbligazionisti ed infine i correntisti sopra i 100.000 euro.
Fino ad oggi, non era chiaro però se bail-in valesse anche per piccoli risparmiatori che detengono obbligazioni della banca.
Finalmente, le autorità europee sono intervenute per sciogliere ogni dubbio. Ecco quanto stabilito:
“La direttiva europea delle risoluzioni bancarie (BRRD) che regola il bail-in, non prevede trattamenti differenziati in base alla natura del detentore del titolo. Pertanto, anche i piccoli obbligazionisti delle banche sono chiamati a concorrere alle perdite in caso di crisi dell’emittente”.
Quante obbligazioni bancarie detengono i piccoli risparmiatori italiani?
Come ben noto, i risparmiatori italiani sono soliti recarsi in banca per scegliere prodotti finanziari e ricevere consigli su come risparmiare i soldi.
Non c’è niente di più sbagliato. La banca agisce secondo i propri interessi che spesso e volentieri non coincidono con quelli del risparmiatore.
Uno degli esiti più scontati è che la banca lo spinga a sottoscrivere le sue stesse obbligazioni e/o prodotti finanziari a commissioni elevate.
Oggi i piccoli risparmiatori detengono una porzione significativa (36%) del debito delle banche sotto forma di obbligazioni.
In totale sono 262 miliardi le obbligazioni bancarie emesse da istituti europei e detenute da piccoli risparmiatori.
La metà di esse, 132 miliardi sono detenute nei portafogli dei piccoli risparmiatori italiani.
In Italia, inoltre, il 71% delle obbligazioni bancarie sono state vendute ai piccoli risparmiatori per consiglio della stessa banca.
Come dimostra questo grafico, in nessun altro paese europeo si registra una quota così elevata di obbligazioni bancarie nelle mani di piccoli risparmiatori.
Cosa accade alle obbligazioni bancarie in caso di fallimento della banca?
In caso di crisi della banca, i piccoli obbligazionisti sono a rischio perché:
- Detengono obbligazioni bancarie non garantite (senior o subordinate) e quindi soggette al regime di risoluzione o di insolvenza normale.
- Il valore del titolo obbligazionario può essere ridotto fino a zero oppure convertito in azioni ordinarie per assorbire le perdite della banca.
- L’ammontare delle possibili perdite dipende inevitabilmente dal grado gerarchico dell’obbligazionista. Se quest’ultimo è subordinato avrà maggiori probabilità di incorrere in perdite totali o parziali del capitale investito. Se invece possiede un’obbligazione senior, parteciperà alle perdite soltanto dopo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati.
- La possibilità di vendere il tuo titolo sul mercato secondario può essere notevolmente complessa in caso di eventi negativi per la banca.
Oltre al menzionato pericolo bail-in, investire in obbligazioni bancarie, a causa dei tagli minimi, comporta un’eccessiva concentrazione del portafoglio per un piccolo investitore.
Altri prodotti, come i fondi comuni di investimento, possono fornirti un maggior grado di diversificazione del rischio.
Prima di sottoscrivere obbligazioni bancarie, assicurati che la banca ti fornisca adeguate informazioni (anche in ottica Mifid II) e di aver compreso attentamente tutti i rischi relativi all’investimento.