La Grecia era considerato un paese fallito, o quasi. Per molti anni, investire in titoli greci era visto come una frontiera off-limits dalla stragrande maggioranza degli analisti finanziari di tutto il mondo.
Oggi, la Grecia finalmente vede la luce in fondo al tunnel. Il Pil è tornato ad essere positivo, la disoccupazione scende e il rendimento dei titoli di stato è ai minimi da oltre 10 anni. Ma per i media tutto questo non è importante come gridare al default.
Sembra ieri quando lo stato ellenico invadeva le prime pagine delle maggiori testate finanziarie mondiali a causa delle sue disavventure economiche. Per un paese relativamente piccolo non è semplice apparire nella copertina della nota rivista britannica “The Economist”. La Grecia ci è riuscita nove volte negli ultimi sette anni e, come vedremo, non per ricevere lodi e celebrazioni.
Le copertine dell’Economist sulla Grecia
La prima volta avvenne nel maggio 2010 quando l’Economist titolava “Acropolis Now” durante lo scoppio della crisi del debito pubblico greco. Lo scenario è apocalittico: un gruppo di elicotteri, capitanati dal “generale Merkel”, si aggirano sopra il Partenone trasformando la città di Atene in un teatro di guerra.
Poco dopo, sull’onda del rischio Grexit, fu la volta del “The Greek Run”. Un atleta greco corre e brucia una banconota da 20 euro tenendo in mano la torcia olimpica.
Nel maggio del 2012, sulle voci di un’uscita dalla moneta unica, la Grecia venne definita “Tallone d’Achille dell’Europa”. Un eufemismo che suona come uno strano scherzo del destino per gli inventori della mitologia.
A giugno 2015, Alexis Tzipras e Angela Merkel furono i protagonisti del cast de “Il mio grosso grasso divorzio greco”, che sanciva una scissione ormai imminente tra la Grecia e l’Unione Europea. Ed infine, sulla copertina di luglio 2015 post-referendum, Tzipras si trova in balia di un mare in tempesta e naviga alla deriva verso lo scoglio “Merkel”.
A distanza di pochi anni, le nefaste profezie dell’Economist sulla Grecia non si sono avverate. Tuttavia, se un investitore avesse seguito i “consigli” dei media sulla Grecia avrebbe in realtà mancato una grossa opportunità.
Quanto rendono i titoli di stato greci?
Negli ultimi anni, la Grecia ha particolarmente fatto bene sui mercati obbligazionari, dove i rendimenti dei titoli di stato si sono abbassati notevolmente. Da sottolineare inoltre che la Grecia è rimasta esclusa dal Quantitative Easing, il programma di acquisto dei titoli di stato messo in atto dalla Bce per stimolare l’economia.
Se si guarda al rendimento di un titolo di stato greco a 10 anni, si è passati dal 25,91% di gennaio 2012 al 3,84% di gennaio 2018, (Fonte Bank of Greece).
Vale la pena ricordare, che esiste una relazione inversa tra prezzo e rendimento delle obbligazioni. Quando i rendimenti scendono, come è avvenuto nel caso della Grecia, il prezzo dell’obbligazione sale e viceversa. Se avessi investito sulla Grecia 6 anni fa? Ci avresti guadagnato!
Un investimento di 1000 euro fatto a gennaio 2012 su un titolo di stato greco a 10 anni – quando l’Economist titolava “Tallone d’Achille d’Europa” – oggi varrebbe quasi 3000 euro.
Accostare la Grecia ad un investimento, per molti ancora oggi suona come una contraddizione. Eppure, una voce fuori dal coro può spesso rivelarsi l’arma in più nell’arena dei mercati finanziari. Quella della Grecia è una delle tante lezioni utili a far capire che non bisognerebbe investire seguendo le notizie.
È bene comunque evitare di farsi travolgere da ondate di panico o di euforia eccessiva, valutare con cura i propri bisogni e investire a piccoli passi evitando di concentrare tutto in uno o pochi titoli.
Leggendo questo manuale, scoprirai come evitare gli errori più comuni del mondo degli investimenti finanziari in 10 semplici mosse.