La propensione al risparmio degli italiani è drammaticamente scesa negli ultimi vent’anni. La quota di reddito disponibile risparmiata è passata dal 18,6% del 1995 al 8,7% del 2014. Le ragioni sono molteplici. La contingenza economica ha giocato un ruolo importante, restringendo il reddito disponibile, quello che le famiglie possono scegliere liberamente se risparmiare o consumare. A questa riduzione del reddito disponibile hanno contribuito politiche pubbliche miopi, come suggerisce l’aumento della pressione fiscale negli anni, cresciuta dal 40% del PIL nel 2000 al 43,4% nel 2014.
Avendo ben presente la situazione in cui ci troviamo, difficile soprattutto se comparata con il passato, non si può negare che il recente sondaggio realizzato per ACRI da Ipsos, in occasione della giornata mondiale del risparmio, accenda qualche luce di (tiepida) speranza sul rapporto tra gli italiani e il risparmio.
Luci
- La percentuale di intervistati che scelgono di risparmiare serenamente senza fare troppe rinunce supera quella di chi cerca di risparmiare altrimenti non vive tranquillo. Il gap è decisamente più stretto di quanto non fosse 15 anni fa ma lascia ben sperare.
- È interessante osservare la distribuzione anagrafica delle risposte. Nella classe di età compresa tra i 18 e i 30 anni, il 58% degli intervistati sostiene di risparmiare senza dover fare troppe rinunce, contro il 35% che dichiara di vivere tranquillo solo se mette da parte qualche risparmio. Solo il 6% sostiene di non preoccuparsi per il proprio futuro e di godersi la vita.
Penombre
- A fronte di un’attitudine positiva verso l’idea di risparmio, solo il 37% degli intervistati dichiara di essere riuscito a risparmiare negli ultimi 12 mesi. La restante parte ha consumato tutto il reddito, o ha dovuto indebitarsi o intaccare quanto precedentemente accumulato per far fronte alle spese. Contrariamente alle attese, i giovani sembrano essere la fascia d’età che ha visto meno colpita la propria capacità di risparmio. Il 50% degli under 30 riporta infatti di essere riuscito a risparmiare negli ultimi 12 mesi.
Ombre
- Dai dati pubblicati emerge chiaramente la mancanza di pianificazione. Oltre un quarto delle famiglie non sarebbero in grado di fronte ad una spesa imprevista per 1.000 euro. Se la spesa imprevista fosse di 10.000 euro, solo il 35% degli intervistati sarebbe in grado di farvi fronte con risorse proprie.
- Il 61% degli intervistati dichiara di tenere i propri risparmi in forma liquida sul conto corrente. Questo dato, seppure in riduzione rispetto agli anni precedenti, è decisamente elevato. Questa situazione, a livello aggregato, priva l’economia di risorse preziose per la crescita. A livello del singolo preclude la possibilità di ottenere rendimenti superiori all’inflazione, portando ad un’inevitabile perdita di potere di acquisto nel tempo, e di crearsi una fonte di entrate future complementare al reddito da lavoro o alla pensione.
Quindi, ben vengano le luci. Tuttavia, è ancora precaria l’abitudine virtuosa al risparmio, anche contenuto ma regolare. Ancora più carente è però la consapevolezza degli italiani nel valore dell’investimento. Incentivi fiscali all’investimento potrebbero favorire un più efficiente utilizzo della ricchezza delle famiglie. Tuttavia, ciò che veramente potrà portare ad un cambio nelle abitudini di gestione dei risparmi degli italiani è l’aumento della consapevolezza finanziaria. Investire i risparmi con attenzione e metodo è in primo luogo interesse di ogni singolo risparmiatore.