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L’innovazione salverà il mondo?

La voce dei pessimisti è forte e domina il dibattito pubblico. Le teorie più in voga sul futuro (catastrofico) dell’economia globale spaziano dal sovrappopolamento rispetto alle risorse disponibili (la cosiddetta trappola malthusiana), al suo opposto, ossia la decrescita dovuta all’invecchiamento delle popolazione e al crollo dei tassi di fertilità, passando per il rallentamento della domanda aggregata, la stagnazione secolare.

di Redazione - 15 Settembre 2015 - 4'

La voce dei pessimisti è forte e domina il dibattito pubblico. Le teorie più in voga sul futuro (catastrofico) dell’economia globale spaziano dal sovrappopolamento rispetto alle risorse disponibili (la cosiddetta trappola malthusiana), al suo opposto, ossia la decrescita dovuta all’invecchiamento delle popolazione e al crollo dei tassi di fertilità, passando per il rallentamento della domanda aggregata, la stagnazione secolare.

In questo contesto, Joel Mokyr, è una voce fuori dal coro. Il professor Mokyr è uno storico ed economista presso la Northwestern University di Chicago e la Eitan Berglas School of Economics dell’Università di Tel Aviv e vincitore dell’ultima edizione del Premio Balzan. Ospite di un incontro organizzato a Milano da Edison, Joel Mokyr ha aperto la sua presentazione puntando il dito proprio contro i pessimisti, sostenendo che queste teorie non prendono in considerazione, o comunque sottostimano, l’impatto di un fattore cruciale: l’innovazione.

Mokyr isola alcuni degli elementi chiave che hanno favorito in passato il cammino dell’innovazione e del progresso tecnologico. Uno di questi è la diffusione e la concorrenza delle idee. Il processo innovativo è frutto in larga misura di un continuo scambio di idee, tanto da aver portato qualcuno a parlare di “ideas having sex”. Un altro fattore importante sono i costi di accesso alla conoscenza e alle innovazioni. Un ruolo di moltiplicatore è giocato poi da quella che Mokyr chiama “technological revelation” (rivelazione tecnologica). L’idea sottostante questo fenomeno è che una nuova scoperta dà accesso a nuova conoscenza: l’avvento del microscopio, ad esempio, ha reso possibile l’osservazione di fenomeni fino ad allora solo vagamente immaginabili, da cui sono scaturite nuove, e prima di allora impensabili, invenzioni. Il processo di innovazione è dunque rappresentabile come una scala, per cui il raggiungimento di un nuovo piolo rende accessibili quelli successivi. Da ultimo, un fattore chiave che stimola la produzione di idee è un sistema di incentivi, non necessariamente monetari, che premi adeguatamente gli inventori.

Pur consapevole di non possedere la sfera di cristallo, la storia può insegnarci qualcosa e Mokyr osserva come questi fattori sono oggi presenti più che mai. Internet permette una rapidità di diffusione delle informazioni che non ha pari nella storia, così come ha abbattuto i costi e i tempi di accesso alla conoscenza. Una scoperta fatta in un luogo, è come se fosse fatta ovunque, diffondendosi quasi in tempo reale. Anche il sistema di incentivi economici e di reputazione sembra continuare a favorire una corsa alla creazione di idee. Insomma, secondo il professor Mokyr il progresso tecnologico è ben lontano da essere esaurito o anche solo all’aver raggiunto rendimenti marginali decrescenti. Osserva poi come molti sbaglino nell’interpretare l’impatto delle innovazioni sulla crescita economica e del benessere in generale, perché tendono a sovrastimare l’impatto di breve periodo (e quindi ad esserne spesso delusi) ma a sottostimare quello di lungo periodo.

L’innovazione nasce dal bisogno. Il contatto tra bisogno e capacità porta innovazione. Mokyr è quindi fiducioso che, come avvenuto in passato, la tecnologia risolverà i grandi problemi del nostro tempo, dall’effetto serra, all’acidificazione dei mari e la riduzione della fauna marina, dalla desertificazione all’immagazzinamento di energia, all’aumento dell’obesità fino all’eccesso di informazioni.

L’interazione costante tra scienza e tecnologia crea il miglior terreno di coltura per le idee e le innovazioni e migliora la qualità e l’aspettativa di vita. Un’insolita ondata di ottimismo quella di Mokyr che riaccende però qualche lume di speranza su un futuro dipinto spesso a tinte fosche e soprattutto evidenzia il ruolo cruciale della tecnologia, della ricerca e sviluppo, dell’investimento in capitale umano e progetti innovativi (troppo spesso trascurati in Italia).

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