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Se ti chiedessero di classificare le regioni più ricche in Europa, penseresti subito alle aree di Londra e Parigi, seguite dalle città scandinave e da altri grandi capitali europee.
Alcuni di questi esiti sono facilmente prevedibili. Altri, non così tanto.
Secondo i dati pubblicati dall’Eurostat Regional Yearbook 2018, ecco quali sono delle regioni europee più ricche in termini di PIL pro capite a parità di potere d’acquisto.
Al primo posto delle regioni più ricche svetta proprio l’area amministrativa di “Inner London West”, il cuore economico-finanziario della capitale inglese. I residenti della City londinese guadagnano in media 178.200 euro all’anno, il 75% in più rispetto al reddito pro capite britannico e il 511% in più rispetto alla media europea.
Al secondo c’è il Lussemburgo con 75.100 euro pro-capite, il 157% in più rispetto alla media europea. Terzo posto per il sud-est irlandese con 63.400 euro (+117%) seguita dall’area di Bruxelles che guadagna 58.400 euro, il doppio rispetto alla media UE. Sempre nella parte alta della classifica sono presenti i distretti di Amburgo, dell’Alta Baviera e, a sorpresa, le regioni di Bratislava e Praga.
In totale sono 19 regioni con PIL pro capite pari o superiore al 50% rispetto alla media UE: cinque in Germania, tre nel Regno Unito, due in Austria, una in Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Irlanda, Francia, Paesi Bassi, Slovacchia, Svezia e Lussemburgo.
La regione più povera in Europa è invece Severozapaden in Bulgaria, con 8.600 euro pro capite, il 71% in meno rispetto alla media europea.
Ecco la mappa delle 276 divisioni amministrative regionali europee colorate in base al reddito pro-capite rapportato alla media europea (base 100). Le aree in blu scuro sono quelle in cui il reddito vale almeno 50% in più rispetto alla media. Quelle in rosso scuro mostrano un reddito inferiore di almeno il 25% rispetto alla media.
Tra le regioni più ricche in Italia, spicca in vetta la provincia autonoma di Bolzano (43.400 euro, +49% rispetto alla media UE). Al secondo posto c’è la Lombardia (37.300 euro, +28% rispetto alla media UE) e al terzo Valle D’Aosta e provincia di Trento, entrambe con 35.600 euro (+22%). Seguono l’Emilia-Romagna con 35.300 euro, il Veneto con 32.300 euro e il Lazio con 32.100 euro.
A chiudere la classifica delle regioni italiane ci sono la Calabria (17.100 euro), Sicilia (17.500 euro), Puglia (18.100 euro) e Campania (18.600 euro). Questi valori assunti dalle regioni dell’Italia meridionale sono più bassi del 35-40% rispetto al reddito medio dell’UE.
A 25 anni dalla costituzione dell’Unione Europea, la presenza di queste differenze a livello regionale non può certamente passare inosservata.
La mappa della ricchezza pro-capite europea mostra inequivocabilmente un’Europa spaccata in due: le aree ricche del centro-nord e quelle povere del sud-est.
Lo stesso accade in Italia, tranciata da una linea che separa il Nord, economicamente vicino alle aree più ricche europee, e il Sud che assume valori simili alle regioni dell’Est.
Tra i fattori che più incidono su queste differenze ci sono i cambiamenti introdotti dalla globalizzazione, l’eredità dei precedenti sistemi economici, la lontananza geografica e la disponibilità di risorse, comprese le risorse umane.
Vien da chiedersi però fino a quando Bruxelles continuerà a percorrere questa strada, in cui le aree economicamente più forti si allontanano sempre di più dalla periferia del continente.
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