La generazione nata negli anni Ottanta andrà in pensione anche oltre i settantacinque anni e avrà prestazioni mediamente un quarto più basse rispetto a quelle attuali. Tale scenario potrebbe peggiorare se la crescita economica italiana continuerà ad essere inferiore all’1% annuo in futuro e se dovesse proseguire il largo uso di contratti precari, che ritarda l’inizio del versamento dei contributi.
L’autore di queste dichiarazioni allarmanti non è il primo populista in cerca di voti o un attaccabrighe disinformato. A lanciare il messaggio è stato Tito Boeri, economista e presidente dell’INPS, ai primi di dicembre. Gli sforzi fatti in questi anni, con il passaggio al sistema contributivo da quello retributivo e l’innalzamento dell’età pensionabile, hanno permesso di evitare un collasso del meccanismo ma molto resta ancora da fare per stabilizzare il sistema. E la pressione della demografia e il rallentamento della crescita rappresentano serie minacce al futuro del sistema previdenziale pubblico.
Ci sono però delle armi nelle mani del cittadino che vuole garantirsi una pensione adeguata e una vecchiaia serena. Escludiamo da queste la passiva attesa di un cambiamento della struttura demografica della popolazione, così come la scelta di dilapidare un patrimonio al gioco d’azzardo nella speranza di vincere la lotteria. La soluzione passa dall’accettare il fatto che lo Stato non sarà più in grado di erogare una pensione che sia in grado di rimpiazzare perfettamente un reddito da lavoro, e che ognuno sarà quindi corresponsabile del proprio tenore di vita futuro.
Mettersi nella condizione di provvedere da sé a una fonte di reddito complementare a quello pensionistico è relativamente se ciò viene impostato in giovane età, quando si iniziano a ricevere i primi stipendi. Più difficile sarà invece farlo più avanti, a meno che non si disponga di un reddito elevato.
Ecco alcuni semplici accorgimenti, che non richiedono un dottorato in finanza ne grossi capitali, per aiutarsi a costruire un futuro più sereno. È importante però pianificare l’obiettivo di risparmio, impostare correttamente la strategia ed essere poi costanti negli anni.
Investire i risparmi. Dal momento che l’obiettivo è quello di accumulare e far aumentare il capitale nel tempo, è fondamentale ricercare un rendimento (al netto dell’inflazione e della tassazione) almeno positivo, investendo quindi i risparmi sui mercati.
Iniziare a risparmiare anche molto poco ma presto. Poche decine di euro ogni mese o poche centinaia ogni qualche mese sono degli ottimi primi passi. Si potrà sempre accantonare somme più consistenti in concomitanza con aumenti di reddito futuri. Nel tempo il capitale investito frutta interessi che si accumulano.
Diversificare l’investimento. Dato lo scopo dell’investimento è quanto più opportuno costruire un portafoglio molto diversificato, sia geograficamente sia come tipi di strumenti, includendo fondi azionari e obbligazionari globali e su diverse scadenze.
Darsi una regola. È psicologicamente difficile vincolarsi oggi a un piano di risparmio di cui si godranno i frutti solo nel futuro. Un grande aiuto può però nascere da meccanismi automatici, come ad esempio i piani di accumulo, che permettono di investire regolarmente una somma a piacere.
Fare attenzione ai costi. Nel lungo periodo i costi di gestione impattano fortemente sulla performance dell’investimento. È fondamentale quindi evitare prodotti che hanno costi elevati rispetto al servizio offerto, così come quelli che prevedono commissioni di ingresso.
Prevedere una ampia quota di azioni nel portafoglio. Dato l’orizzonte temporale lungo, una quota importante del capitale dovrebbe essere investito in azioni, che hanno un profilo rischio/rendimento più elevato. Con il passare del tempo, man mano che si avvicina quindi la data in cui si inizierà ad attingere al capitale, conviene spostare una parte sempre maggiore del capitale su fondi obbligazionari di breve termine per consolidare i guadagni.
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