È possibile battere il mercato? Richard Thaler, vincitore del Premio Nobel 2017 per l’Economia, avrebbe la risposta giusta ad un quesito come questo.
I suoi contributi alla finanza comportamentale, una branca che unisce aspetti psicologici alle nostre scelte di risparmio, dimostrano infatti che il mercato non ha sempre ragione. Un pensiero che si distacca nettamente dal pensiero neoclassico dell’efficienza dei mercati. Per dirla in breve, secondo la Teoria del Mercato Efficiente qualsiasi informazione di cui potremmo venire a conoscenza è già riflessa nei prezzi dei titoli finanziari. In sostanza, nessun investitore potrà mai battere sistematicamente il mercato.
Si può davvero battere il mercato?
La Teoria del Mercato Efficiente si basa su un’ipotesi molto lontana dalla realtà. L’individuo è un “attore razionale” e agisce in modo da massimizzare i suoi interessi finanziari. Inoltre, le sue scelte sono fatte credendo che tutti gli altri attori del mercato si comportino allo stesso modo.
Grazie agli esperimenti di finanza comportamentale, Thaler e i suoi seguaci hanno smontato questa ipotesi introducendo un fattore mai considerato fino ad ora: il ruolo che gioca l’emotività nelle nostre scelte d’ investimento.
Te lo spieghiamo con questi semplici concetti:
Le folle emotive muovono i prezzi sui mercati finanziari
I mercati finanziari non possono essere spiegati da un insieme di equazioni matematiche. È praticamente impossibile per un individuo raccogliere tutte le informazioni necessarie ed elaborarle con precisione per assumere una decisione razionale. Gli errori dettati dall’emotività prendono spesso il sopravvento nelle nostre scelte finanziarie. E quando ciò avviene, i prezzi sui mercati si movimentano e si discostano dai loro fondamentali.
L’emotività causa frequenti distorsioni dei prezzi sui mercati finanziari
Una folla emotiva genera numerose opportunità d’acquisto per coloro che non sono attratti in quel momento. Di fatto, quando si verifica una distorsione comportamentale dei prezzi, il mercato smette di essere “efficiente” e l’investitore può approfittarne. Le distorsioni comportamentali sono l’ingrediente principale che utilizzano i gestori attivi per mettere in atto le loro strategie di investimento.
Case Study 1: la crisi dello spread nel 2011
Ricordate la crisi dello spread nel 2011 che aveva coinvolto i titoli del debito pubblico italiano?
Nel 2011 l’Economist, una delle riviste economiche e finanziarie più famose al mondo, ci avvertiva di stare alla larga dai titoli italiani. Il 16 luglio 2011 titolava “On the edge”, l’Italia è sull’orlo del baratro e il 1° ottobre 2011 “Be Afraid” (Abbiate paura). Alla riprova dei fatti è accaduto il contrario di quanto detto dall’Economist. Come mostra il grafico, chi avrebbe investito nel punto più basso dei prezzi dei Btp italiani avrebbe guadagnato quasi il doppio dopo quattro anni.
Case study 2: la crisi delle banche italiane nel 2016
Nel 2016, l’Economist (e molti investitori) ricadono sullo stesso errore. Questa volta nel mirino ci sono le banche italiane. Il 9 luglio 2016, il titolo della copertina è “The Italian Job – Europe’s next crisis”. In corrispondenza di quella data, l’indice finanziario che racchiude le banche italiane aveva toccato uno dei suoi minimi storici a quota 6500 punti. Da quel giorno ad oggi, l’indice è cresciuto di oltre l’80% toccando quota 11.800 punti.
Questi esempi dimostrano quanto gli errori emotivi degli investitori possano condurre ad evidenti distorsioni di prezzo sui mercati. Investire in modo contrarian, e cioè andare contro le credenze della massa, non è una scienza esatta ma può rivelarsi in certi casi una strategia vincente per battere il mercato. Thaler docet.
AcomeA SGR è una società di gestione del risparmio, tra le poche (forse l’unica) in Italia ad adottare un stile di investimento “value contrarian”. Tende cioè ad investire in titoli in cui un pessimismo dominante ha condotto il mercato a discostarsi dai loro fondamentali e a sottostimare le prospettive di un miglioramento della loro profittabilità.
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