Il miglior consiglio per affrontare i mercati? Come sostiene (anche) un recente articolo del “The Atlantic”, è sempre valido, sia che scendano o che salgano: mai investire seguendo i media.
E lo si capisce fin dal titolo “il miglior consiglio per gli investitori è sempre stato troppo noioso per la TV”. I media, che devono fare audience e “vendere”, invece di riportare l’investitore alla ragione, spesso comunicano con titoli e immagini ad effetto che cercano di suscitare la curiosità del lettore.
Uno degli ultimi esempi: “Borse, Piazza affari crolla: -5,63%. Bruciati in un solo giorno 23,4 miliardi”, si leggeva sui giornali all’indomani del calo della Borsa italiana qualche giorno fa.
E chiunque abbia qualche investimento da parte si è posto subito la domanda sbagliata: “devo vendere?”
Sbagliata ma umana visto che, come ricorda lo stesso articolo: “le vendite a causa del panico – panic selling – dopo un calo del mercato azionario sono uno degli errori più prevedibili in finanza personale”.
L’articolo continua con un interessante commento: “Non c’è nessun motivo particolare, a parte la curiosità, che dovrebbe indurre gli investitori non professionali a interessarsi dell’andamento del mercato azionario più di una volta o due l’anno. L’evidenza empirica dimostra che è incredibilmente difficile selezionare un singolo titolo o azzeccare il market timing corretto (ndr il momento perfetto per investire e guadagnare).
Questo è precisamente il messaggio che i media finanziari dovrebbero trasmettere in tempi turbolenti, quando i piccoli investitori sono più tentati di farsi travolgere dal panico e vendere oppure cercano di essere chiaroveggenti per azzeccare il timing corretto. La verità è che gli stessi fondi o titoli che aveva senso comprare il mese scorso, l’anno scorso, e cinque anni fa, nella maggior parte dei casi ha senso possedere anche oggi.
Purtroppo, c’è un problema enorme associato a questo messaggio prezioso: nessuno si entusiasma di fronte ad uno spettacolo televisivo, un notiziario, o una rivista finanziaria che non fa altro che ricordare che la migliore scelta è investire solo in fondi a bassi costi di gestione o in ETF.”
Ci siamo divertiti a vedere cosa titolavano giornali autorevoli nel bel mezzo di alcuni momenti di crisi, in particolare abbiamo preso come esempio le copertine dell’Economist (ma vi assicuro che funziona perfettamente anche con altre autorevoli testate).
Nel 2011 a livelli critici per lo spread tra titoli di Stato italiani e titoli tedeschi l’Economist ci avvertiva di stare alla larga dai titoli Italiani: il 16 luglio 2011 titolava “On the edge”, l’Italia è sull’orlo del baratro e il 1 ottobre 2011 “Be Afraid” era il commento della copertina europea dell’Economist, ma nel grafico è chiaro cosa sarebbe successo as un investitore che avesse scelto di andare contro a queste raccomandazioni comprando il BTP trentennale.
Il 3 marzo 2011 con Il petrolio a quasi 115 dollari al barile, al contrario, la salita dell’oro nero e il disastroso impatto sull’economia parevano essere l’unica certezza:
In queste settimane i messaggi non sono troppo diversi:
Chi avrà ragione? Comunque è bene evitare di farsi travolgere da ondate di panico o di euforia eccessiva, valutare con cura i propri bisogni e investire a piccoli passi evitando di concentrare tutto in uno o pochi titoli.
Intanto, per iniziare a investire, potete leggere questo manuale che in dieci semplici passi vi aiuta a evitare gli errori più comuni del mondo degli investimenti.