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La sfida tra fondi attivi e fondi passivi è uno dei temi finanziari più discussi nell’ultimo decennio. Da un lato, difensori delle strategie passive ritengono che un fondo a basso costo che replica un indice di mercato sia la migliore opportunità di investimento nel lungo termine. Dall’altro, i sostenitori delle strategie attive ribadiscono che l’abilità dei gestori nella selezione del portafoglio sia in grado generare un’extra-performance rispetto al mercato.
Ma come stanno davvero le cose? Chi di loro ha ragione?
La società americana Morningstar ha pubblicato di recente l’aggiornamento semestrale che confronta le performance dei fondi attivi e passivi nei diversi mercati di riferimento. I numeri esposti nella tabella in basso riportano le percentuali di successo dei fondi attivi sui passivi nelle rispettive categorie.
Se ci concentriamo sul mercato azionario americano, pare infatti che i gestori attivi facciano molta fatica a sovraperformare le strategie passive. Questo vale in particolare per le categorie che comprendono i titoli ad elevata capitalizzazione di mercato “big cap” (u.s large blend, value e growth).
Il discorso cambia se spostiamo l’attenzione al di fuori dall’area azionaria statunitense.
Guardando alla categoria degli azionari emergenti, la maggior parte dei gestori attivi (54,5%) ha battuto i passivi nell’ultimo decennio. Se consideriamo poi i gestori attivi dai costi più bassi, la percentuale di successo sale al 71,4%.
Un risultato per certi versi simile è quello che riguarda la categoria delle azioni europee, dove il 43% dei gestori attivi ha battuto i passivi nell’ultimo decennio, percentuale che sale al 100% per i gestori attivi a basso costo.
Ma è senza dubbio l’universo obbligazionario il terreno in cui la gestione attiva la fa da padrone.
Negli ultimi 10 anni, una percentuale che va dal 55 al 66% dei fondi attivi ha sovraperformato la gestione passiva nelle categorie “medio termine”, “corporate” e “high yield”. Le percentuali salgono fino all’80% per i gestori attivi dai costi più bassi.
Perché succede questo? I gestori attivi obbligazionari sono per caso mediamente più bravi rispetto ai loro colleghi azionari? In realtà non è proprio così.
Ci sono diverse ragioni che spiegano perché una gestione attiva è preferibile rispetto ad una passiva all’interno del mondo obbligazionario.
L’universo investibile del mercato obbligazionario è molto più ampio rispetto a quello azionario. L’enorme varietà di emittenti apre un ventaglio di opportunità di investimento maggiore per i gestori attivi. Secondo una recente stima, circa due terzi dell’universo investibile obbligazionario non è coperto da un indice principale. Questo significa che qualsiasi gestore passivo si perderebbe opportunità di investimento nei titoli obbligazionari che non appartengono agli indici principali.
Un altro importante fattore di sovraperformance della gestione attiva è la capacità di posizionarsi meglio al cambiare delle condizioni di mercato. Il mercato obbligazionario tende infatti a performare peggio quando i tassi di interesse salgono. I gestori attivi possono adottare strategie per ridurre questo rischio in uno scenario di rialzo dei tassi.
Un difetto rilevante degli indici obbligazionari è che concentrano gli investimenti nei maggiori emittenti di debito. Più obbligazioni di un emittente sono in circolazione, maggiore è la rappresentazione che l’emittente avrà nell’indice. Pertanto, gli Stati Uniti e il Giappone sono i maggiori paesi rappresentati nell’Indice Global Aggregate di Bloomberg Barclays. Gli investitori che seguono i fondi passivi obbligazionari sono spesso costretti a investire quantità sempre maggiori di denaro nelle obbligazioni di emittenti con elevate quantità di debito già in circolazione, rinunciando a rendimenti attesi adeguati al rischio più interessanti altrove.
Non sorprende quindi se molti degli svantaggi delle strategie passive siano i relativi punti di forza delle strategie attive. Una gestione attiva, specie in ambito obbligazionario, può offrire un servizio certamente più diversificato, più flessibile e con maggiori opportunità di rendimento rispetto ad una gestione passiva.
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