È stato pubblicato oggi il Rapporto annuale della BCE sul 2015, un documento importante, che merita più di una riflessione e che apre all’istituzione di un fondo di garanzia sui depositi bancari a livello di Comunità.
Il Rapporto descrive le attività del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e la politica monetaria dell’area dell’euro riferita all’anno precedente. Il documento è stato presentato dal numero due della Banca Centrale Europea, Vitor Constancio, che non ha mancato di sottolineare che le prospettive di ripresa economica e ritrovata fiducia politica nell’area euro sono direttamente collegate alla riuscita dei vari governi nella condivisione e nell’integrazione delle politiche, da quella del lavoro, a quella economica, a quella fiscale. Insieme, forse, ce la possiamo fare, ma se continuiamo a procedere ciascuno per la sua strada e magari inseguendo i fini elettoralistici del momento, allora la china è davvero segnata.
Non fossero abbastanza chiare le parole di Constancio, sarebbe sufficiente la Prefazione al Rapporto firmata dal numero uno della BCE, Mario Draghi: ««Le prospettive per l’economia mondiale sono circondate da incertezza. Dobbiamo fronteggiare persistenti forze disinflazionistiche. Si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock».
Per rafforzare la capacità di tenuta della zona euro, Draghi ritiene necessario ultimare prima possibile l’unione bancaria con un sistema unico di garanzia dei depositi. Al momento ogni paese ha una propria garanzia dei conti bancari (in Italia è il Fondo interbancario di tutela dei depositi) e ad essere garantiti sono i depositi fino a 100.000 euro.
Nel disegno della BCE le banche continueranno a finanziare il loro fondo nazionale ma progressivamente contribuiranno anche al fondo europeo. Si tratta di qualcosa di assai rilevante perché obbligherebbe di fatto i paesi come la Germania ad assumersi responsabilità finanziarie in solido senza avere in cambio da parte dei paesi debitori alcuna cessione di sovranità.
Il meccanismo si baserà su tre fasi temporali: riassicurazione, co-assicurazione, e infine piena assicurazione, dal 2024 in poi.
Nel corso della prima fase, dal 2017 al 2019, una banca potrà utilizzare la liquidità del nuovo meccanismo per rimborsare i depositanti una volta che avrà esaurito il proprio fondo nazionale e, soprattutto, solo se quest’ultimo è stato pienamente capitalizzato, secondo le regole comunitarie.
La seconda fase, che dovrebbe iniziare nel 2020 e prevedere una graduale responsabilità in solido tra i paesi (ad iniziare da una quota del 20%), vedrà un impiego del fondo europeo non più condizionato dal pieno utilizzo del fondo nazionale.
Nella terza e ultima fase, che si attiverà nel 2024, l’unico garante dei depositi bancari della zona euro sarà il fondo europeo.
Stiamo parlando di un completo passaggio della responsabilità da livello nazionale a quello europeo: un cambiamento sistemico di straordinaria portata.