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È allarme recessione per l’economia italiana. Stando infatti all’ultimo Economic Survey dell’Ocse, la crescita del Pil sarà negativa nel 2019 (-0,2%) e tornerà positiva (+0,5%) nel 2020.
Numeri ben più scoraggianti riguardano i livelli socio-economici della popolazione italiana.
La ricetta dell’Ocse per curare l’economia italiana prevede un pacchetto di riforme che hanno l’obiettivo di aumentare la produttività e la crescita dell’occupazione, tenendo conto di aspetti come l’inclusione sociale e l’ambiente. Nel rapporto Ocse si legge infatti che “aumentare la crescita della produttività è fondamentale per innalzare il tenore di vita e compensare il grande effetto negativo dell’invecchiamento demografico e della riduzione della forza lavoro”.
In primis, però c’è la necessità di aumentare la credibilità fiscale portando l’avanzo primario almeno al 2%. Detto in altri termini, allo stato italiano viene chiesto di stringere ancor di più la cinghia, con politiche di bilancio improntate sull’austerità.
Senza entrare nel merito politico della questione, chiedere oggi una maggiore disciplina fiscale all’Italia suona quasi come una beffa. Strano ma vero, l’Italia negli ultimi 20 anni è stato l’unico paese in Europa ad aver registrato ogni anno (eccetto il 2009) un avanzo primario, e cioè delle entrate fiscale maggiori della spesa pubblica al netto degli interessi sul debito.
Secondo gli economisti dell’Ocse, ampi avanzi primari favorirebbero la riduzione dei tassi di interesse sui titoli di stato e porterebbero ad una minore spesa per interessi sul debito. Vale la pena però ricordare che l’effettiva riduzione dei tassi di interesse sui titoli di stato italiani, che si è vista negli ultimi anni, non è dipesa tanto dagli avanzi primari quanto dal programma d’acquisti forzato da parte della Bce.
Gli esperti dell’Ocse invitano inoltre l’Italia ad attuare “revisioni efficaci della spesa che aiutino a razionalizzare la spesa corrente, riallocando le risorse verso investimenti più produttivi”. Non manca inoltre una bocciatura generale in merito alle misure proposte dall’attuale governo. Sempre secondo l’Ocse, il livello di trasferimenti fornito dal “Reddito di Cittadinanza” rischia di incoraggiare il lavoro in nero e la creazione di trappole della povertà. “Quota 100” invece rischierebbe di peggiorare la disuguaglianza intergenerazionale e aumentare il debito pubblico.
Ecco riassunte in questi punti le raccomandazioni finali dell’Ocse per l’Italia:
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