Esco dal Salone del Risparmio dove il prof. Guiso ha appena fatto un ottimo intervento sulle strategie di investimento life cycle, dove si parla di Millennial e delle loro necessità, dove si è detto che in Italia c’è scarsa cultura finanziaria e mi imbatto in questa frase in un quotidiano: “Rischia molto chi può permettersi di perdere molto. Di conseguenza sono portati a fare scelte con alto grado di incertezza coloro che detengono risorse finanziarie ingenti.” E continua “Spesso le opzioni più rischiose, ma anche le più remunerative, sono quelle che vanno contro le aspettative più diffuse. Nel gergo finanziario si parla di logica «contrarian» “.
Questa frase fa un pessimo servizio a tutti coloro che di finanza ne sanno poco e che cercano di informarsi, e che leggendo questo consolidano delle false credenze: investire è una cosa di ricchi, il rischio è da evitare, la finanza è scommettere sui mercati.
Non commento il primo periodo che credo sia una banalità di grado zero: ”hai tanta sete? Bevi tanto”, “Hai un’alta propensione al rischio? Rischia”. Questa frase meriterebbe un articolo a parte: cos’è il rischio? Cosa vuol dire rischiare? Esiste un investimento privo di rischio?
La seconda parte dell’affermazione è sbagliata e superficiale e rischia anche di essere diseducativa. Non fa gli interessi dei risparmiatori e rischia di indurli nei soliti errori facendoli cascare nelle trappole di prodotti che fanno più gli interessi di chi li vende che di chi li compra.
Semplificando al massimo, la formuletta del premio Nobel Merton (1969) dice questo “la percentuale di azioni da detenere in portafoglio dipende dal rapporto tra capitale umano / ricchezza. Più sei giovane e più hai capitale umano (che altro non è che il valore attuale del tuo reddito da lavoro futuro) e meno ricchezza accumulata hai, ovviamente questo vale per chi ha la fortuna di essere occupato e per chi non è un ricco ereditiero … vale per la media insomma.
Dunque i giovani dovrebbero investire una percentuale più elevata in azioni, non solo per l’orizzonte temporale ma anche perché il loro portafoglio è naturalmente tutto sbilanciato in una specie di “grande obbligazione” (il reddito da lavoro altro non è che una cedola periodica).
Dire che il rischio è per i patrimoni ingenti è una grave semplificazione che contribuisce tenere gli italiani nell’ignoranza e a far vendere i fondi a cedola con grasse commissioni di collocamento. Non diversificare è sbagliato, concentrare le proprie risorse in “scommesse” di moda è sbagliato. Vendere e comprare seguendo i titoli dei giornali è sbagliato. Comprare un settore, un Paese, un titolo perché sta salendo e lo comprano tutti è sbagliato.
Le più grandi perdite si hanno quando scoppiano le bolle speculative e le bolle non le generano le strategie contrarian. In un mondo in cui i tassi sui titoli di stato sono negativi e la volatilità è una costante, le strategie contrarian si propongono di trovare le migliori opportunità.