Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, una delle dodici banche più grandi del mondo, è nei guai. Questo è fuori discussione. Da inizio anno ad inizio ottobre le sue azioni quotate a Francoforte hanno perso il 46% e la capitalizzazione è scesa da 30 a 16 miliardi di euro. Ma qual è il vero problema di Deutsche Bank? Perché questa catastrofe?
Il primo problema sono i 14 miliardi di dollari che il dipartimento di Giustizia americano le ha chiesto per patteggiare e chiudere le indagini riguardo la vendita di titoli derivati basati sui mutui subprime tra il 2005 e il 2007. Si tratta di una cifra colossale, pari a quasi tre volte quella accordata a Goldman Sachs per un caso del tutto simile (5,1 miliardi di dollari). Per questa ragione sia i vertici della banca teutonica sia il governo Merkel hanno cercato di far ridurre la multa a 5,5 miliardi di dollari, ma proprio oggi è arrivata la notizia che Deutsche Bank non è riuscita a trovare l’intesa con gli USA sulla maxi multa. Al contempo Bloomberg rivela che sono in atto delle trattative tra i vertici dell’istituto tedesco e le principali investment bank americane per sondare due possibili opzioni. La prima via potrebbe essere la sottoscrizione di un pacchetto azionario di circa 5 miliardi di euro. Le dimensioni del pacchetto azionario non sono ovviamente casuali, ma corrispondono alla quantità massima di azioni che la banca può collocare senza passare per l’approvazione dell’assemblea dei soci. La seconda misura potrebbe essere la cessione di asset, il pezzo pregiato del patrimonio della banca, con 719 miliardi di euro in gestione, che per la maggior parte degli analisti generano un valore patrimoniale di 8 miliardi di euro.
Ma oltre alla multa americana i conti di Deutsche Bank hanno altri problemi. Infatti la banca di Francoforte ha un gravissimo problema di redditività, condiviso anche dalle altre banche europee e dovuto da un lato all’azzeramento dei tassi di interesse e dall’altro all’innovazione tecnologica, che propone costi per i clienti sempre più ridotti. Lo scorso anno Deutsche Bank ha chiuso il bilancio con una perdita da 6,8 miliardi di euro. Inoltre ad ottobre ha annunciato un piano per tagliare 9mila posti e 6mila collaboratori esterni entro il 2020 oltre a liberarsi di altri 20mila addetti, cedendo attività per 4 miliardi di euro. Eccoci infine al problema dei derivati: l’esposizione della banca su questi strumenti finanziari è pari a 55mila miliardi, una cifra pari a 15 volte il Pil della Germania e ad oltre 2.000 volte la sua capitalizzazione. Per questa ragione il Fondo Monetario Internazionale considera l’istituto guidato da John Cryan «il più rilevante contribuente netto ai rischi sistemici tra le banche di rilevanza sistemica globale, seguita da HSBC e Credit Suisse». A questo punto ci si chiede se Deutsche Bank possa essere la Lehman Brothers europea, e la risposta è probabilmente no. Inoltre l’andamento dell’istituto di credito è assai più legato all’andamento dell’economia reale di quanto non fosse Lehman. Inoltre va detto che ad assicurare gli investitori sembrerebbe esser il fatto che la famiglia reale del Qatar stia valutando se aumentare la sua quota azionaria in Deutsche Bank fino al 25% del capitale.
E tuttavia è assolutamente lecito domandarci: ma che potrebbe succedere a chi ha un conto in Deutsche Bank? A chi detiene un bond senior? O subordinati? O azioni? In base alla normativa del bail-in, a chi ha depositi sul conto inferiori a 100.000 euro non dovrebbe succedere nulla, perché tali depositi sono garantiti dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi. Attenzione però perché la disponibilità del fondo non è illimitata e potrebbero nascere seri problemi anche per questa categoria. Per i detentori di bond senior una buona notizia: pare che la banca stia lanciando un gigantesco piano di riacquisto (buy back) di miliardi di euro per ricomprarli. Per chi detiene bond subordinati la situazione è diversa, il rischio di perdere capitali e interessi è per definizione superiore a quello corso dai detentori delle obbligazioni senior (non subordinate) fino a giungere al 100% del capitale investito. Sono gli azionisti, è cosa nota, coloro che corrono i rischi maggiori, partecipando direttamente al rischio di impresa.
In conclusione presentiamo una tabella espositiva della logica gerarchica definita dalle regole del bail-in, dallo strumento più rischioso al meno:
- azioni e strumenti di capitale;
- obbligazioni subordinate;
- obbligazioni senior non garantite;
- depositi, ma solo per l’importo eccedente i 100.000 euro (intestati a persone fisiche e piccole e medie imprese).