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Gli Stati Uniti monitoreranno più da vicino i rapporti commerciali con l’Italia. Lo ha reso noto il Tesoro americano in un report pubblicato la scorsa settimana. In totale sono nove i partner commerciali degli Stati Uniti (Cina, Giappone, Corea, Germania, Irlanda, Singapore, Malesia e Italia) inseriti nella “watchlist”.
I criteri utilizzati dal Tesoro americano per stabilire se un partner commerciale adotta pratiche di manipolazione valutaria sono tre:
Nessuno dei principali partner commerciali statunitensi soddisfa simultaneamente tutti e tre i criteri. I paesi che ne soddisfano due dei tre sono invece inseriti nella watchlist. Nello specifico, l’Italia registra una bilancia commerciale con gli Stati Uniti superiore a 20 miliardi e un surplus di partite correnti maggiore del 2% all’anno.
Come si può vedere dai numeri della tabella in alto, l’attenzione principale è rivolta verso la Cina, che mostra un surplus di 419 miliardi di dollari con gli Stati Uniti. Il Tesoro americano ha, infatti, indicato il deprezzamento del renminbi rispetto al dollaro come una delle principali cause di preoccupazione.
Per adesso, gli Stati Uniti hanno aumentato i dazi dal 10 al 25% su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Ma a breve pianificano di fissare nuove tariffe commerciali pari al 5% su tutte le importazioni dal Messico.
Gli Stati Uniti sono la terza destinazione di esportazione per il Made in Italy e nel 2018 il nostro surplus commerciale con gli Stati Uniti valeva 32 miliardi di dollari.
In totale, gli Stati Uniti importano merci dall’Italia per un valore di 56 miliardi di dollari. Ipotizzando una misura simile a quella applicata per il Messico, e cioè pari al 5% delle importazioni, l’impatto sarebbe di 2,8 miliardi.
Questa infografica in basso, mostra il valore delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti. L’industria automobilistica, farmaceutica e del food & beverage sarebbero quelle più penalizzate in caso di un’eventuale applicazione di dazi commerciali da parte degli Stati Uniti.
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