È stato rilasciato in questi giorni dalla Commissione Europea il Fiscal Sustainability Report 2015, una ricerca istituzionale che mette nero su bianco il grado di sostenibilità delle finanze pubbliche nei Paesi dell’area euro. E la situazione italiana non vi è descritta come una delle migliori.
Che il debito pubblico italiano fosse in crescita galoppante lo si è sempre saputo: nel 2001 era al 108% del Pil, nel 2011 al 130% ed è stato lo scorso anno al 133%. Tuttavia si è sempre pensato che le riforme potessero intervenire per tempo ed invertire la tendenza; in particolare la previsione governativa era, ed è ancora quella, di un’inversione della curva del debito a partire dal 2016.
È tuttavia soltanto ora che l’Unione Europea ha messo nero su bianco tutte le sue riserve sulla sostenibilità finanziaria del nostro debito. Si legge nel rapporto: «I rischi sembrano essere alti nel medio termine da un punto di vista di analisi della sostenibilità del debito, in ragione della ancora elevata dimensione del debito al termine delle proiezioni (2026), e la possibilità di scossoni alla crescita nominale ed ai tassi di interesse resta elevata».
E dopo questa notazione giunge un fermo invito: «è necessaria una forte determinazione nel miglioramento della posizione di bilancio per assicurare il rispetto della regola del debito».
Il nostro Ministero dell’Economia e delle Finanze ha risposto con toni rassicuranti, evidenziando che, con il suo rapporto, la Commissione Europea «conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi nel breve termine e sono in assoluto i più sostenibili di tutti nel lungo termine».
Nella Tabella sotto, presa dal Rapporto della UE sulla sostenibilità delle finanze pubbliche, potete vedere in rosso i paesi che presentano un elevato rischio di tenuta finanziaria sul medio termine, e sono: Francia, Regno Unito, Irlanda, Spagna, Belgio, Finlandia, Portogallo, Romania, Slovenia e Croazia, senza contare Grecia e Cipro, già sotto programma di salvataggio.
La principale preoccupazione sull’Italia a livello di governo economico europeo è che si dimostri impossibile il raggiungimento di quanto previsto dal cosiddetto “Fiscal Compact”, cioè il “Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance” dell’Unione Europea firmato 25 Paesi nel marzo del 2012.
Riguardo al debito pubblico il Trattato prevede che entro il 2026 tutti i Pasi con un rapporto debito/Pil superiore al 60% si impegnino a ridurre il debito di almeno 1/20esimo all’anno. Il rapporto debito/Pil italiano è oggi lontanissimo da quella meta, corrisponde a più del doppio: il 133%.
Per riuscire a rispettare il Fiscal compact è necessario che ogni anno il Pil nominale cresca del 2,5 per cento. Fondamentale è dunque che le misure poste in campo per la crescita abbiano successo, altrimenti non resterebbe che la strada dei tagli della spesa pubblica, la più gravosa da percorrere.
Potete trovare un approfondimento sulla sostenibilità del debito pubblico italiano qui.