Un’impresa su quattro in Italia è stata vittima di un crimine. I reati più diffusi riguardano l’appropriazione indebita, le frodi negli appalti e quelle informatiche. Un enorme danno per le imprese, coinvolte e non, e per ognuno di noi.
Gli ultimi dati sono riportati dal Global Economic Crime Survey 2014 di PWC, che ha coinvolto oltre 5.000 imprese localizzate il 95 diversi Stati. L’obiettivo della ricerca è stato quello di approfondire e misurare la dimensione dei crimini contro le aziende e gli effetti che si ripercuotono sull’attività di impresa. Emerge chiaramente la pervasività del fenomeno, che è presente in qualsiasi segmento del campione, a livello geografico, settoriale e di dimensione d’impresa. A livello globale oltre un’impresa su tre è vittima di reati. Il 70% dei reati riportati riguarda casi di appropriazione indebita, seguiti dalle frodi in materia di appalti e casi di corruzione per il 30% del campione. Il 25% delle imprese è stato oggetto di crimini informatici.
Gli intervistati, riguardo al futuro, si sono detti preoccupati per il forte aumento dei crimini informatici che ritengono possa diventare la seconda tipologia di reati più frequenti dopo l’appropriazione indebita. Con l’eccezione dei reati informatici, i crimini che emergono con maggiore frequenza sono reati occupazionali, ossia compiuti generalmente da dipendenti dell’azienda.
Quali sono gli effetti della criminalità contro le imprese? Prima del danno economico, gli imprenditori vedono come critico l’effetto sul morale dei dipendenti, e in secondo luogo quello sulla reputazione. Tra gli altri impatti segnalati da più soggetti ci sono poi le relazioni di business e con le autorità di vigilanza e l’effetto negativo sul prezzo del titolo azionario.
Oltre che al livello della singola azienda ci sono tuttavia importanti elementi che si ripercuotono dalla criminalità contro le imprese a tutti i cittadini, in qualità di lavoratori, consumatori e contribuenti.
L’attività criminale attorno ad un’azienda si traduce spesso in un aumento dei costi: questo potrebbe ridurre la competitività dell’azienda ma in parte l’aumento dei costi si trasmette sul mercato con l’effetto di alzare i prezzi per i consumatori. Allo stesso modo, nell’ambito degli appalti pubblici, così come per le aziende statali o a partecipazione pubblica, l’inefficienza causata dai crimini ai danni dell’impresa si traduce in un maggiore onere a carico dello Stato e quindi dei contribuenti, attraverso un aumento delle tasse o la creazione di ulteriore debito pubblico.
L’alta presenza di reati rappresenta poi un forte limite alla capacità di attrarre investimenti, perché la probabilità di essere vittima di un crimine aumenta l’incertezza sui risultati aziendali e rappresenta un costo aggiuntivo da prendere in considerazione per operare su quel mercato. La diffusione della corruzione ha inoltre il grave effetto di falsare la concorrenza, spingendo fuori dal mercato le aziende più meritevoli, che riuscirebbero a sopravvivere anche senza pagare l’aiuto pubblico e preservando invece le aziende che mettono in atto comportamenti illegali.
I dati della ricerca non ci raccontano purtroppo una novità. Tuttavia, nessuno, per quanto possiamo non essere direttamente coinvolti, può sentirsi escluso. Il conto dei danni provocati dai reati contro il sistema delle imprese non pesa solo sulle spalle delle vittime, ma lo paghiamo tutti noi.
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