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Quando la Cina tossisce, sembra che il mondo intero prenda la febbre. Nelle ultime settimane, i mercati finanziari di tutto il mondo hanno reagito negativamente ad un nuovo coronavirus che, stando agli ultimi dati di inizio febbraio, avrebbe infettato circa 32.000 persone, uccidendone 638 e interrompendo la normale attività della seconda più grande economia del mondo.
Un evento improvviso, come il coronavirus scoppiato in Cina, causa maggiore incertezza e volatilità sui mercati finanziari. Nelle ultime settimane, i ribassi azionari sul mercato in Cina sono stati i peggiori dall’estate del 2015 e hanno spazzato via quasi mezzo trilione di dollari di valore delle più grandi società del paese. Ma il contagio si è esteso anche sulle altre borse internazionali.
Prima di agire in maniera frettolosa e irrazionale, rischiando di commettere errori è necessario analizzare bene la situazione.
L’economia cinese, la seconda più grande al mondo, è vitale per i mercati globali. Un terzo della crescita economica mondiale è attribuito alla Cina e le aziende di tutto il mondo dipendono dalla Cina per la produzione e la fabbricazione di merci. In un mondo così globalizzato, se la domanda cinese si ferma tutti gli altri paesi ne risentono inevitabilmente.
Apple, ad esempio, ha già annunciato la necessità di cercare nuovi fornitori per sostituire quelli provenienti dalla Cina. La casa automobilistica Tesla, così come altre grandi aziende che hanno delocalizzato le loro produzioni, ha inoltre temporaneamente chiuso la fabbrica in Cina.
Gli investitori si preoccupano molto più delle prospettive di guadagno di lungo termine che di un impatto di breve termine sulle vendite. Certamente, ci saranno degli avvisi di profitto da parte delle aziende a causa del coronavirus, ma se gli effetti del virus avranno vita breve potranno (per lo più) essere ignorati.
Quello che le statistiche ci dicono, è che storicamente i mercati hanno subito un ribasso di circa il 10% quasi una volta all’anno. La correzione media (che si è attestata al 13,3%) è durata 71,6 giorni di negoziazione, ovvero circa 14 settimane.
Il grafico seguente mostra una serie di incidenti negli ultimi 10 anni che i media definivano motivi validi per smobilizzare i propri investimenti finanziari. Tuttavia, il quadro generale mostra che l’indice americano S&P 500 è aumentato del 495% nello stesso periodo di tempo.
Piuttosto che vendere sulle preoccupazioni per il coronavirus, ricorda che i movimenti di mercato basati sulla paura sono spesso opportunità di acquisto.
Sfortunatamente, non è possibile sapere con certezza quanto tempo ci vorrà per sconfiggere del tutto il coronavirus o limitarne sensibilmente gli effetti.
Ma la domanda corretta da porsi in questi casi è se il Coronavirus da solo possa determinare una recessione globale, e cioè avere un impatto non di breve ma di medio periodo sull’attività economica.
Anche in questo caso però, farsi prendere dalla paura e dalla fretta di vendere tutto potrebbe non essere una strategia di investimento corretta.
Se l’economia globale dovesse pesantemente risentirne dallo scoppio del coronavirus cinese, gli effetti sui mercati finanziari potrebbero essere mitigati dall’azione dei governi delle banche centrali.
Quando la bolla del mercato azionario cinese scoppiò nel 2015, il governo di Pechino intervenne con un piano di salvataggio da oltre 170 miliardi di dollari e la banca centrale cinese iniettò nuova liquidità del sistema.
Tenendo conto che oggi le condizioni finanziarie globali sono particolarmente favorevoli, e con l’ausilio della politica fiscale dei governi, gli effetti di lungo periodo del coronavirus sui mercati finanziari potrebbero essere fortemente ridimensionati.
La volatilità sui mercati è una normale componente dell’investimento, soprattutto quando eventi come il coronavirus hanno una portata globale. Mantenere un portafoglio ben diversificato ed evitare di farsi sopraffare improvvisamente da scelte irrazionali sono le chiavi per il successo dei tuoi investimenti nel lungo periodo.
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