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Come valutare la performance di un investimento?

Il fondo dell'Università di Harvard che nel 2016 ha perso 2 miliardi dollari ci può insegnare qualcosa di utile.

di Una finestra sul mondo - 30 Gennaio 2017 - 6'

L’Università di Harvard ha di recente occupato le prime pagine dei giornali a causa della notizia della perdita di 2 miliardi di dollari sugli investimenti del suo fondo nell’anno fiscale 2016. Il Crimson (il giornale degli studenti) è agguerrito contro questa perdita che definisce “inaccettabile”.

Ecco una frase estratta da un loro articolo:

“La Harvard Management Company (la Sgr dell’Università di Harvard ndr) ha annunciato una perdita di 2 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2016. Evitiamo giri di parole: ciò è inaccettabile!”

Certamente una perdita di 2 miliardi di dollari cattura l’attenzione e può occupare i titoli di alcuni giornali, ma è definibile come una grande perdita solo in termini di valore assoluto. Infatti, a causa delle enormi dimensioni del patrimonio del fondo (cosa buona per Harvard), non si tratta di una gran perdita in termini percentuali, come lo stesso articolo fortunatamente ammette:

“ … aiuta a compensare questa piccola (in termini percentuali) perdita”

Dal nostro punto di vista questo esempio rappresenta un utilissimo caso studio su come NON si debba valutare la performance dei propri investimenti.

Vediamo quali regole possiamo imparare da questo esempio.

Non valutiamo la performance dei nostri investimenti su un orizzonte temporale sbagliato.

Il giornale degli studenti ha intrapreso la sua battaglia basandosi su di una performance riferita a un solo anno; il fondo di Harvard ha un mandato di investimento con un orizzonte temporale ben più lungo. Sul sito dell’università troviamo scritto “Il fondo di Harvard, lo strumento di finanziamento più grande da cui l’Università trae il suo sostentamento, è una fonte perpetua di sostegno per l’Università e i suoi obiettivi di insegnamento e ricerca.”

Harvard dunque definisce il suo fondo come perpetuo, ossia con una durata perenne.

Quando i nostri obiettivi sono di lungo termine, valutare la performance su orizzonti brevi non aiuta (anzi è anche dannoso ndr). E questa è una delle ragioni principali che spiega perché gli investitori comprano sui massimi e vendono sui minimi … l’esatto contrario di cosa dovrebbero fare.

Non valutiamo la performance dei nostri investimenti senza una giusta prospettiva.

Nonostante 2 miliardi dollari sembrino una perdita decisamente elevata, per Harvard rappresentano un -2%. E quanto è “inaccettabile” una perdita del 2%?

Dal 1926 l’S&P 500 (l’indice della borsa americana) ha perso il 2% (o più) circa una volta ogni 4 periodi di 12 mesi rolling. Nonostante ciò l’indice ha registrato un rendimento composto del 10% annuo, trasformando un investimento iniziale di 1.000 dollari in circa 6 milioni di dollari.

Una piccola perdita non è solo accettabile, ma è un requisito necessario per un investimento.

A nessuno piace perdere dei soldi in un anno, ma per avere una performance incrementale investendo sul mercato azionario occorre essere in grado di tollerare che questo accada.

Non valutiamo la performance dei nostri investimenti aspettandoci extra-rendimenti ogni anno.

Non esiste una strategia di investimento in grado di assicurare rendimenti positivi tutti gli anni.

Un famoso gestore americano, nel suo riassunto della vicenda che ha coinvolto Harvard, è arrivato a questa chiara conclusione:

“Se sei un gestore attivo di fondi comuni, il punto è diverso. Ogni investimento avrà anni di sotto o sovra performance. Anche un gestore come Warren Buffet, nonostante batta il mercato in media del 5% ogni anno dal 2000 e registri una extra performance del 98% sulla media dei fondi americani, ha registrato sotto performance rispetto al mercato in 8 degli ultimi 10 anni.”

E senza una corretta prospettiva e comprensione di questa tematica, gli investitori tendono a rimbalzare da una strategia a un’altra in un inutile tentativo di aumentare i rendimenti.

Questo comportamento, invece di prevenire le perdite, crea quello che viene definito “behaviour gap” o “gap legato al comportamento” che nel tempo è quantificabile in ben oltre il 2% di perdita ogni anno.

Non valutiamo la performance dei nostri investimenti pensando che sia sempre necessario intervenire.

L’amministratore delegato di Ritholz Wealth, Josh Brown, usa raccontare questa storia su come uno dei più grandi investitori della storia ha gestito una perdita:

“Nell’estate del 1998 era in atto una crisi valutaria originatasi nei paesi dell’est asiatico e che si era diffusa in tutto il mondo, culminata con la svalutazione del rublo e il primo fallimento della storia di un hedge fund con un impatto sistemico, Long Term Capital Management. Sia Warren Buffet che David Tepper furono colpiti dal cosiddetto “Contagio asiatico”.

In quell’estate Buffet era in rosso di 6.200.000.000 dollari.

Una somma di denaro molto grande, non credete? A cosa si riferisce? Al calo subìto dal valore della quota azionaria nella sua Berkshire Hataway Inc tra il 17 luglio 1998 e il 31 agosto 1998.

Ed eccoci alla domanda da sei miliardi di dollari: durante questi 45 giorni quanto ha perso Buffet?

La risposta è, naturalmente, Buffet non ha perso nulla. Perché? Semplice: non ha venduto.”

Dunque se Buffet stesse gestendo il fondo di Harvard e registrasse una perdita di 6 miliardi, con ogni probabilità la redazione del giornale studentesco richiederebbe qualche cambiamento immediato. E tuttavia, come lui stesso ha rivelato, a volte non agire è l’unica azione corretta da intraprendere.

Detto ciò, naturalmente monitorare l’andamento di un investimento è importante. Occorre assicurarsi che i propri investimenti siano corretti rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ma affinché il monitoraggio della performance sia efficace e non generi errori o reazioni di breve termine simili a quelle dello staff del Crimson, occorre avere aspettative corrette e la corretta prospettiva.

Articolo tratto da The Cordant Blog

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