Pur alimentando un moderato ottimismo sulla futura ripresa dei mercati, gli investitori italiani sembrano ancora intimiditi e confusi riguardo al proprio futuro finanziario e mostrano comportamenti contradditori in tema di strategie d’investimento. È quanto emerge dalla quarta edizione del “Global Investor Pulse”, il sondaggio condotto da BlackRock che ha analizzato l’atteggiamento di 31.000 investitori mondiali – di età compresa tra 25 e 74 anni- nei confronti della loro propensione al risparmio.
Dei circa 2.000 intervistati italiani, l’identikit rivela che il 42% di loro, in leggero aumento rispetto al 40% del 2014, si è dichiarato più fiducioso riguardo le sorti del proprio futuro finanziario. Alla base però, le maggiori incertezze dell’attuale contesto economico riguardano in particolare le pensioni, l’aumento delle tasse, la sicurezza sul lavoro e la politica nazionale.Tra i principali motivi che spingono gli italiani all’investimento, il 42% degli intervistati si è detto desideroso di ottenere un certo livello di reddito; mentre il 32% guarda al risparmio per avere “una rete di sicurezza” e il 18% per ridurre il rischio.
Avversione alle richieste di consulenza
Gli italiani si dimostrano ancora poco avvezzi all’uso della consulenza in materia di investimenti, preferendone il fai-da-te. Infatti, il 44% non si è mai avvalso di un consulente finanziario, mentre il 29% lo ha fatto in passato e solo il 27% degli intervistati lo utilizza attualmente.
Il 54% del campione pagherebbe una tariffa media di 34 euro all’ora per un consulente finanziario, largamente inferiore rispetto a quella di mercato. Questo dato dimostra che il costo rappresenta ancora un chiaro deterrente all’utilizzo di questi servizi.
Un recente studio della Consob ha rilevato che la consulenza è tenuta in considerazione soprattutto dai soggetti con maggiori conoscenze finanziarie. Ne consegue che la qualità delle scelte di investimento dei risparmiatori relativamente più bisognosi dei suggerimenti di un esperto è messa a repentaglio.
Il contesto italiano, oltre ad essere caratterizzato da un basso livello di conoscenze finanziarie, è connotato da una tendenza a sopravvalutare le proprie competenze economico-finanziarie e da una diramata inclinazione al ricorso del cosiddetto consiglio informale, ossia consigli forniti da parenti e conoscenti.
Contraddittori nelle scelte d’investimento e di pianificazione pensionistica: “conservatori sì, ma a malincuore”
Gli investitori italiani sono famosi per la loro prudenza in materia di composizione del portafoglio.
Infatti, nonostante i bassi rendimenti dei bond governativi, il sondaggio ha rivelato che gli investitori italiani sono primi in Europa per propensione all’investimento obbligazionario (13% del portafoglio), ma detengono fin troppa liquidità (il 49% del portafoglio) seppur malvolentieri (la maggioranza ritiene il 30% la quota ideale). A sorpresa, la nostra propensione all’investimento in azioni (11%) è seconda soltanto a quella degli svedesi.
La costruzione del portafoglio dovrebbe garantire una corretta diversificazione partendo da un’attenta analisi rischi-benefici di ogni singolo strumento d’investimento e dalle interrelazioni tra gli strumenti stessi.
Gli italiani fanno ancora molto affidamento sulla pensione pubblica e sono gli ultimi tra i cittadini UE nella pianificazione di progetti di redditi integrativi. Anche se il 23% ritiene che la pensione statale sarà sufficiente, solo il 47% dei nostri connazionali, contro una media europea del 59%, ha dichiarato di aver iniziato a risparmiare per irrobustire una rendita pubblica sempre più magra.
Innovazione ed ottimismo: chi sono i “Superinvestitori”?
Gli investitori utilizzano sempre di più i canali digitali per intraprendere decisioni di risparmio e investimento a lungo termine. La fascia di età 45-54 anni è quella che fa più ricorso ai siti internet di banche e intermediari (37%), a discapito di blog e social network (9%); la generazione dei “Millennial” ricorre per il 35% alla consultazione di siti bancari, mentre si confermano come i più assidui utilizzatori di blog e social network (18%).
Tra i Millennials intervistati, il 70% si è detto propenso a sfruttare le nuove tecnologie, autonomamente o con il supporto online di un consulente. Invece, la percentuale scende al 45% tra gli investitori italiani con più di 55 anni.
Infine, la ricerca ha individuato una classe di investitori (8% del campione) denominata “Super” per una serie di considerazioni:
a) Agiscono informati e cioè si affidano nel 75% dei casi a consulenti finanziari e professionisti.
b) Optano per la diversificazione delle scelte di investimento attraverso un’allocazione equilibrata del portafoglio (cash 31%, obbligazioni 26%, azioni 24%).
c) Pianificanoil proprio futuro finanziario e il 72% di essi ha già iniziato a risparmiare per la pensione.
d) Ricercano investimenti orientati a ritorni sostenibili.
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