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Puntuale come ogni anno, Assogestioni presenta un’indagine sui sottoscrittori di fondi comuni di investimento.
La grande novità nel quaderno di ricerca di quest’anno riguarda l’introduzione dei PIR (Piani individuali di risparmio), il nuovo strumento di investimento che consente di non pagare le tasse sulle plusvalenze.
Vediamo alcuni degli aspetti più interessanti emersi dalla ricerca.
Nel 2017, sono 7,2 milioni gli italiani che hanno investito in fondi comuni di investimento. Un trend in crescita che prosegue dal 2012, quando i sottoscrittori erano 5,4 milioni.
Come sostiene Alessandro Rota di Assogestioni, l’aumento dei sottoscrittori è dipeso principalmente dall’avvento dei Piani Individuali di Risparmio.
Nel 2017, sono circa 800.000 coloro che hanno sottoscritto un piano individuale di risparmio. Un dato che ha superato anche le più rosee aspettative (120.000 sottoscrittori nel primo anno).
Il valore dell’investimento in PIR nel 2017 si attesta a circa 11 miliardi, con un patrimonio medio per sottoscrittore pari a 13.670 euro. Tuttavia, la metà dei sottoscrittori ha investito meno di 10.000 euro, segno di un prodotto gradito anche dai piccoli investitori.
Il patrimonio medio detenuto in fondi comuni italiani si attesta a 31,442 euro per sottoscrittore. Tuttavia, la metà di essi investe meno di 14mila euro, a causa di un’elevata concentrazione dei patrimoni nella fascia più alta della distribuzione.
Infatti, il 10% più ricco dei sottoscrittori di fondi comuni italiani, e cioè chi investe più di 73mila euro, possiede circa il 50% del patrimonio complessivo investito in fondi.
Il sottoscrittore tipo è uomo, ha 59 anni e risiede nel Nord Italia.
La questione legata all’età anagrafica dei sottoscrittori rimane ancora il nodo più difficile da sciogliere. Ma su questo punto torneremo più avanti…
Un dato positivo riguarda il riequilibrio del gap tra generi. Dal 2002 a oggi le donne sono passate dal 41% al 47% del totale dei sottoscrittori.
Il 36,4% dei sottoscrittori italiani investe in fondi comuni flessibili, portafogli che non hanno alcun vincolo sull’asset allocation di base.
A seguire ci sono i comparti obbligazionari (28,1%), bilanciati (10,9%) e azionari (6,9%). Per quest’ultimi si assiste a una progressiva erosione degli investimenti negli ultimi 15 anni. La crescita più importante nell’ultimo anno è avvenuta nei fondi bilanciati, che hanno raddoppiato la loro quota anche grazie all’avvento dei Piani individuali di risparmio.
Fonte: Assogestioni
Torniamo al discorso relativo all’età dei sottoscrittori dei fondi comuni.
L’esodo dei giovani dal mercato dei fondi comuni è una tendenza che non accenna ad arrestarsi.
In 15 anni, gli under 35 sono passati dal 18% all’8% del totale dei sottoscrittori. Al contrario, invece, gli over 66 rappresentano oggi quasi il 40% dei sottoscrittori.
In netta controtendenza rispetto alle statistiche presentate da Assogestioni, una nuova app sta letteralmente ribaltando il paradigma dell’investitore tipo in fondi comuni.
Si chiama Gimme5 e permette di investire in fondi comuni di investimento a partire da 5 euro alla volta, in totale libertà, senza vincoli di importo o ricorrenza.
Considerando gli importi molto contenuti, Gimme5 sposa le esigenze dei piccoli investitori millennials, alla ricerca di servizi di investimento trasparenti, semplici, economici e flessibili.
Infatti, il 63% dei clienti di Gimme5 ha un’età inferiore a 45 anni, contro il 20% dei sottoscrittori di fondi comuni censiti da Assogestioni.
Ecco il confronto sull’età anagrafica tra Gimme5 e il resto del mercato dei fondi comuni italiani.
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