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Quanta parte di debito pubblico italiano è detenuta da investitori domestici? Quanta quella posseduta da investitori non-residenti?
La differenza è importante per comprendere quanto un Paese rischia di essere vulnerabile alla speculazione sui mercati. Solitamente, infatti, più è alta la quota di titoli di Stato in possesso dei non-residenti maggiore è il rischio di subire vendite in massa se le cose si mettono male.
Al tempo stesso però, una quota troppo bassa di investitori stranieri può essere sintomo di una bassa fiducia nei confronti del Paese. Anche se Paesi come Stati Uniti e Regno Unito sconfessano questa seconda ipotesi, come vedremo più avanti.
I dati più recenti diffusi da Bruegel, il think thank politico-economico con sede a Bruxelles, forniscono un quadro chiaro ed esaustivo sulla situazione dei titoli di Stato italiani.
Nel 2018, i titoli di Stato italiani in circolazione valgono 1.969 miliardi di euro. Questi rappresentano l’85% del totale del debito pubblico italiano (2.326 miliardi) che al suo interno comprende anche prestiti non direttamente scambiati sul mercato.
La buona notizia è che gli investitori residenti detengono il 66% cioè i 2/3 dei titoli del debito pubblico italiano in circolazione.
Il resto è in mano ai non residenti. Una quota così bassa non si vedeva dal 1999. Inoltre, è la più bassa nel confronto con gli altri paesi dell’eurozona.
L’esodo degli stranieri dai nostri titoli Stato si è manifestato fra il 2010 e l’inizio del 2012, quando l’Italia ha vissuto la crisi dello spread. Da allora i livelli non si sono più ripresi.
Tra i residenti, il 22% dei bond italiani, la quota più rilevante, è detenuta da istituzioni finanziarie diverse dalle banche (assicurazioni, fondi pensione, fondi comuni e gestioni patrimoniali).
Seguono a pari merito, le banche (387 miliardi di euro, 19,7%) e la Banca d’Italia (380 miliardi di euro, 19,3%). Quest’ultima ha fortemente incrementato la quota di titoli di Stato in possesso grazie al QE, il programma di acquisto forzoso di titoli da parte della Bce. All’inizio del 2015, infatti, nei bilanci di Via Nazionale era presente soltanto il 5,8% dei titoli di Stato italiani in circolazione.
Infine, ci sono i risparmiatori privati che hanno nelle tasche il 4,7%, 92 miliardi di euro, dei titoli del debito tricolore. Dieci anni fa, gli stessi possedevano il 20% dei titoli del debito pubblico italiano.
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