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L’economia italiana inizia a vedere i primi segnali di pesante recessione a causa del Coronavirus.
A inizio anno si sarebbe prevista una crescita dello 0,6% nel 2020 ma, in un rapporto pubblicato lunedì scorso, l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ha previsto che il prodotto interno lordo (PIL) italiano si contrarrà dell’8,3% quest’anno, seguito da un parziale recupero del 4,6 per cento nel 2021. Secondo altri istituti di ricerca, banche e organizzazioni internazionali, il PIL italiano potrebbe contrarsi addirittura oltre il 10%, e qualora ci fosse una seconda ondata di pandemia il numero potrebbe arrivare al 14%.
Ad aprile, la produzione industriale italiana è letteralmente collassata (-42,5% su base annua). Inutile dire che questo calo di Aprile stabilisce nuovi minimi record nelle serie storiche della produzione industriale italiana. Durante la crisi finanziaria globale, la produzione industriale in Italia aveva registrato un calo dal picco al minimo del 26%, spalmato però su un periodo di 11 mesi.
Come mostra in basso le serie storica del PIL italiano dal 1960, non si è mai visto un calo così marcato come quello che si prospetta nel 2020.
Addirittura, per ritrovare un simile crollo del PIL bisogna tornare indietro al periodo della Seconda Guerra Mondiale, 1942-1944.
Fonte: Growth and Cycles of the Italian Economy Since 1861: The New Evidence, Clementi (2015).
I dati di aprile conferma che le industrie dell’abbigliamento e dell’auto sono stata tra le più colpite. Il calo annuo della produzione in questi settori, rispettivamente dell’80,5% e del 74%, non ha precedenti e probabilmente richiederà molto tempo per essere riassorbito.
Ma anche il settore del turismo e dei trasporti potrebbe essere tra i settori più danneggiati dal Covid-19 in Italia. Il turismo pesa circa il 15% del nostro PIL e dà lavoro a 5 milioni di italiani, che rappresentano una parte significativa della forza lavoro complessiva di 23 milioni.
Stando ad una ricerca di Statista, nel 2020 si prevede che l’Italia registrerà un calo di circa 28,5 milioni di arrivi di turisti a causa dell’impatto del coronavirus (COVID-19) sul settore turistico del paese. Secondo le stime, la regione del Veneto registrerà il calo più elevato con un calo di circa 4,61 milioni di arrivi. Allo stesso modo, la Lombardia dovrebbe registrare un calo di circa 3,87 milioni di arrivi nel 2020. I ricavi dovrebbero diminuire di oltre 40 miliardi di euro nel primo semestre 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Considerando tutte le altre attività correlate e gestite intorno al turismo, come ristoranti e negozi turistici, entro la fine del 2020 la perdita prevista potrebbe essere superiore ai 200 miliardi di euro.
Non è facile fare previsione per il 2021 e gli anni a seguire. Tuttavia, più grave sarà la recessione, più è probabile che si sia verificato un danno duraturo all’economia, aumentando le possibilità di una ripresa più lenta.
Anche i paesi come il nostro che si caratterizzano per una maggiore presenza di piccole imprese e le imprese con cuscinetto finanziario più debole potrebbero avere maggiori probabilità di trovarsi in serie difficoltà finanziarie in periodi di assenza di entrate o di entrate ridotto.
Sarà dunque di fondamentale importanza vedere che ruolo reciteranno le istituzioni fiscali e monetarie in questa crisi. Fino adesso l’Europa ha risposto in maniera proattiva attraverso una maggiore azione della BCE ed un cambiamento di visione sulle politiche fiscali, come dimostra il recente annuncio sul Recovery Fund.
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