Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.
Che anno è stato il 2015? La rivista statunitense The New Yorker prova a rispondere a questa domanda proponendo quattro grafici che raccontano alcune delle dinamiche più importanti che hanno caratterizzato l’anno che si sta concludendo.
Gli Stati Uniti restano gli egemoni del sistema economico e finanziario internazionale nonostante il peso dell’economia statunitense a livello globale stia diminuendo sempre più. In un recente speciale pubblicato dal settimanale ‘The Economist’ si spiega perché questa combinazione di fattore rischia di essere sempre più insostenibile.
Recentemente il settimanale inglese The Economist ha dedicato alla quotazione del gigante delle poste un articolo intitolato “Post apocalypse”, mettendo in luce punti di forza e di debolezza di Poste Italiane. Decisamente, per Poste Italiane, le poste non sono un punto di forza.
Gli ultimi numeri del gioco d’azzardo in Italia, miliardi persi e il ruolo colpevole dello Stato. L’opinione preoccupata dell’Economist.
In qualsiasi settore, anche in finanza, le imprese tendono a vendere ciò che massimizza i loro profitti ma non necessariamente l’utilità dei consumatori. Il recente libro di due famosi economisti, Akerlof e Shiller, approfondisce questi rischi. Riprendiamo di seguito un articolo pubblicato sul Wall Street Journal.
È difficile mettere d’accordo due economisti. Diverse scuole di pensiero si scontrano su tutto, dal ruolo dello stato nell’economia, a quello della banca centrale, alla composizione del fisco. A leggere però in questi giorni molti commenti, sembra che ci sia una tesi che è portata avanti da molti esperti, indipendentemente dalla nazionalità, dall’orientamento politico e dal ruolo: l’Europa dovrebbe accogliere i migranti, ne ha bisogno. Ecco l’opinione di Ian Buruma, in un recente articolo pubblicato su Project Syndicate.
Tra i lasciti della crisi in Europa, e in particolare in Italia e nel Sud d’Europa, c’è l’aumento della disoccupazione. Un articolo dell’Economist, il settimanale britannico di politica ed economia, suggerisce che, in questo contesto, il problema principale per l’Europa è rappresentato dalla disoccupazione di lungo periodo che può lasciare un grave solco sociale.
Dopo il risultato del referendum il mondo continua a osservare la Grecia. All’infuori del ciclone greco la situazione in Europa sembra tranquilla. Un recente articolo del Financial Times mette in guardia da questa calma apparente che potrebbe nascondere forti rischi per la Francia e l’Italia.
I migliori risultati da un investimento si ottengono su un orizzonte temporale medio lungo. Difficilmente però i fondi forniscono benefici tangibili per aiutare i risparmiatori a tenere il comportamento corretto. Ecco da un recente articolo sul Wall Street Journal una proposta interessante.
L’Italia ama il contante e negli anni della crisi il suo uso di è diffuso ancora di più. Nel frattempo però, a qualche centinaio di chilometri (che sembrano però anni luce), ci sono realtà che già fanno un uso minimo di banconote e monete nella vita di tutti i giorni e si preparano a incentivarne l’uscita dalle abitudini dei cittadini per stimolare l’economia. Ecco cosa succede in Danimarca, in un recente articolo di Quartz.