Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.
Le riforme delle pensioni hanno sempre trovato la forte opposizione dei lavoratori, ma spesso di quelli relativamente meno colpiti, ossia coloro più vicini alla pensione. Queste riforme pongono invece grandi sfide a una categoria che si è sentita meno coinvolta, i giovani.
Ma siamo ricchi o siamo poveri? La ricchezza degli italiani è superiore a quella dei tedeschi ma un italiano su tre è a rischio povertà. Questi messaggi, in apparenza contraddittori, mettono chiaramente in luce le profonde fratture che caratterizzano il paese e che dovrebbero indirizzare l’agenda politica.
Nella giungla di emendamenti che le forze parlamentari hanno presentato al disegno di legge di stabilità ce n’era uno che potrebbe portare grandi benefici ai risparmiatori correggendo le storture di una legge iniqua e discriminatoria, l’imposta di bollo sui prodotti finanziari. Tale emendamento, il 17.33, ha avuto una battuta d’arresto in commissione bilancio del Senato, dove è stato ritirato. Cosa ha affossato l’emendamento ostacolando questa occasione per liberarci da quegli aspetti dell’imposta che penalizzano il piccolo risparmiatore ed avvantaggia banche e Poste?
"Fondi di investimento e chi guadagna con le commissioni" (non dovute, n.d.r.).
E' il titolo del servizio del Corriere della Sera che ci spiega, grazie al video qui sopra della trasmissione Report, come i fondi di investimento non siano tutti uguali: alcuni possono essere più utili alle tasche di chi li gestisce (SGR) o distribuisce (banche, promotori, ecc.) piuttosto che alle nostre.
Aumenta l’aliquota dell’imposta di bollo. È una delle novità introdotte dal disegno di legge di stabilità in discussione in queste ore in Parlamento e introduce l’aumento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni relative ai prodotti finanziari dal 1,5 al 2 per mille. Il provvedimento fa cassa sui risparmiatori mentre lascia intatto l’impianto confuso, distorsivo e regressivo della materia.
La soluzione proposta dal governo per rimandare a gennaio l’aumento dell’IVA, ossia l’aumento delle accise sul carburante, rappresenta l’ultima goccia di una politica tributaria miope e irresponsabile. Ecco come, ancora una volta, lo stallo politico ci danneggia come cittadini/contribuenti e mina la ripresa del paese.
103,80 euro. È quanto spendiamo in media ogni anno per l’utilizzo del conto corrente bancario, e spesso non ce ne accorgiamo per il semplice fatto che la cifra ci viene scalata direttamente dal c/c. È quanto emerge dall’indagine di Banca d’Italia sul costo dei conti correnti nel 2012.
Non si parla altro che di IMU sulla prima casa: un conto da 4 miliardi di euro che potremmo risparmiarci. Se da un lato farebbe comodo a tutti evitare questa ennesima tassa, dall’altro siamo proprio sicuri che si tratti di una priorità? Non sarebbe meglio intervenire su altre voci la cui eliminazione comporterebbero un netto miglioramento delle condizioni economiche dei cittadini e delle aziende consentendo di creare nuovi posti di lavoro e maggiore reddito?
Le agenzie di rating sono da anni oggetto di forti critiche da parte della politica e dell’economia. L’ultima voce che si alza dal coro è quella di Banca d’Italia, CONSOB, IVASS e COVIP che in una nota congiunta invitano i gestori di fondi a non fare affidamento esclusivamente sui giudizi delle agenzie di rating, ma di dare maggior peso invece a procedure interne di valutazione del rischio.
Negli ultimi anni è aumentata esponenzialmente la diffusione di prodotti finanziari complessi a investitori privati in Europa ed in particolare in Italia. È quanto emerge dallo studio pubblicato recentemente dall’ESMA, autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. Ma chi ci guadagna davvero?