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Molto del rendimento delle obbligazioni che vengono vendute agli sportelli bancari viene divorato dai costi legati all'obbligazione. Ma c’è un altro divoratore di rendimento che i risparmiatori italiani dovrebbero conoscere: si tratta degli oneri impliciti, il vero pirana dei nostri investimenti.
All’estero sono vietate, in Italia sono uno dei modi facili in cui le Banche rimpinguano i loro bilanci: sono le “commissioni di retrocessione”, ignorate dalla maggior parte dei risparmiatori ma molto pesanti per le loro tasche. La buona notizia? Esiste un modo per evitarle.
La Banca Centrale Europea nelle parole del Governatore Draghi ha ribadito ieri, nel corso della conferenza stampa mensile che il sistema bancario europeo continua (e sono oramai 3 anni abbondanti) a non prestare a sufficienza all’economia reale.
La finanza è uno dei pochi settori in cui di solito l’innovazione porta con sé complessità e maggiori costi per i clienti. Allontanare e non informare i risparmiatori sembra essere il mantra perseguito dai maggiori istituti finanziari, il tutto con la benedizione degli Organi di Vigilanza. Il cambiamento è possibile ma occorre informarsi, scegliere e andare contro il sistema.
Negli ultimi venticinque anni non siamo stati capaci di rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici. Le imprese sono chiamate a uno sforzo eccezionale. Il mondo è cambiato ma noi, nonostante i sacrifici, rimaniamo indietro, e accogliamo sempre più con piacere il torpore che oramai ci caratterizza.
Dopo i dubbi iniziali ed un bilancio informale negativo sulla tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) all’italiana in vigore dal dal 1 marzo 2013 si paventa, oggi, l’ipotesi di una Tobin Tax europea che, a partire dal 2014, prevedrebbe la tassazione delle operazioni in titoli di Stato. Il nostro Governo si oppone ma resta da vedere se, almeno questa volta, riuscirà a spuntarla.
Nonostante la contrazione dell’economia italiana, la liquidità disponibile sui mercati globali è ampia ed il Governo dovrebbe approfittarne per collocare in borsa alcuni dei gioielli di Stato, fare cassa e rimettere in moto la macchina “Italia”. Tra aziende ed immobili lo Stato potrebbe incassare 271 miliardi di euro, ma al Ministero di Economia e Finanza non se ne fa niente.
«Chi fa mercanzia e non la conosca i suoi denari diventan mosca» o con le parole di Luigi Einaudi: «Conoscere per deliberare» perché altrimenti, nell'ignoranza, il denaro si volatilizza.
Se in Slovenia un debito pubblico del 60% del prodotto interno lordo richiede misure di emergenza per evitare un default come può l’Italia continuare a sostenere un debito come il nostro di oltre 2000 miliardi di euro, cioè del 127% del PIL? Approfittando della situazione congiunturale globale di tassi bassi, implementando tagli sostanziali alle spese e privatizzando l’Italia potrebbe finalmente uscire da questo vortice vizioso. Ma il governo non ne parla.
Le banche sono pronte a fregarci! Nel 2012, l’82% dei 150 miliardi di euro di obbligazioni bancarie italiane collocati in Italia è andato a clienti privati che hanno acquistatoprodotti di investimento più complessi e rischiosi rispetto agli investitori istituzionali. Per proteggere i piccoli risparmiatori dalla loro spericolatezza (o ingenuità) si rende necessaria una trasparenza e semplicità delle offerte e un’autorità che possa intervenire concretamente contro prodotti nocivi.