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La ripresa economica negli Stati Uniti è stata più rapida di quella europea (e non ancora avvenuta in Italia), con la crescita reale del prodotto interno lordo tornata in territorio positivo già durante la prima metà del 2009. Anche altri indicatori, quali il livello di produzione industriale e il numero di occupati, suggeriscono una dinamica dell’economia in ripresa, anche se non ancora ai livelli pre-crisi. Tuttavia questa ripresa non si è accompagnata ad un miglioramento del benessere della classe media.
Causa mancato accordo politico, lo Stato blocca i pagamenti ai propri dipendenti. Sembra di leggere le cronache nostrane, invece siamo a Washington. Il Congresso degli Stati Uniti ieri ha fallito nel trovare un accordo sull’approvazione del bilancio federale a causa dello stallo politico che vede Camera e Senato in mano a maggioranze di segno opposto.
La soluzione proposta dal governo per rimandare a gennaio l’aumento dell’IVA, ossia l’aumento delle accise sul carburante, rappresenta l’ultima goccia di una politica tributaria miope e irresponsabile. Ecco come, ancora una volta, lo stallo politico ci danneggia come cittadini/contribuenti e mina la ripresa del paese.
Non crediamo nel potere di predire il futuro e non ci aspettiamo quindi che lo faccia il governo. Il continuo balletto delle stime sulla crescita del PIL, fornite dal governo italiano, è però ai limiti dell’inverosimile. Il dato di crescita del PIL reale per il 2013 è stato rivisto al ribasso a -1,7% rispetto al -1,3% precedente. Ci sarà da fidarsi questa volta?
Il Governo presenta oggi il programma “Destinazione Italia” rivolto agli stranieri che vogliono investire nel nostro Paese. L’Italia è ancora molto in basso nella classifica dei Paesi dove è più semplice avviare e gestire un’impresa e molte aziende italiane stanno migrando nella vicina Svizzera, che le accoglie a tasche aperte. Ma è davvero così difficile fare business in Italia?
30 miliardi di euro; sette volte quanto paghiamo per l’imposta di bollo. È quanto non abbiamo ancora speso dei fondi strutturali europei destinati all’Italia per il periodo 2007-2013, pari al 60% dei quasi 50 miliardi disponibili. Si avvicina la scadenza e se questi fondi non verranno assegnati entro la fine dell’anno a progetti in linea con gli obiettivi per cui sono stanziati, andranno persi. In questo periodo, in cui il lavoro, i consumi e il risparmio sono preda facile del fisco, non possiamo concederci questo lusso.
La Tobin Tax è fuorilegge. È quanto dicono i legali consultati dall’Unione europea che ritengono che la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) oltrepassi i confini delle giurisdizioni nazionali e sia distorsiva della concorrenza tra paesi. Inoltre viola la libertà di circolazione dei capitali, uno dei principi cardine garantiti dal mercato unico. E allora perché l’Italia è tra i pochi paesi ad averla già adottata?
103,80 euro. È quanto spendiamo in media ogni anno per l’utilizzo del conto corrente bancario, e spesso non ce ne accorgiamo per il semplice fatto che la cifra ci viene scalata direttamente dal c/c. È quanto emerge dall’indagine di Banca d’Italia sul costo dei conti correnti nel 2012.
Il risparmio gestito ha visto un aumento delle masse per 6 miliardi di euro durante il mese di luglio. È un’ottima notizia perché suggerisce che gli italiani, nonostante tutto, stanno riuscendo a risparmiare? Non è tutto oro quel che luccica. In un’intervista al Corriere della Sera lo stesso presidente di Assogestioni dice che “in Italia il 25% dei risparmiatori possiede il 75% del risparmio”. Quindi, al di là di rallegrarsi per il dato positivo, la vera domanda che dovrebbe porsi Assogestioni è “perché il mercato del risparmio gestito continua a fare riferimento solo ai grandi risparmiatori”?
La piccola Svizzera coccola diversi miliardi di euro non dichiarati di non-contribuenti italiani. A fronte di un prospettato aumento dell’IVA, del mantenimento dell’odiosa imposta di bollo, dell’opprimente cuneo fiscale, come mai non si parla più del contrasto al segreto bancario e della fuga di capitali non dichiarati?