Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.
Il coronavirus ha scosso il mondo fino in fondo, mettendo alla prova i sistemi sanitari e assistenziali, le nostre società ed economie e il nostro modo di vivere e lavorare insieme.
Mentre l’impatto della pandemia di COVID-19 continua a manifestarsi in diverse aree del mondo, le conseguenze sociali e il peggioramento delle condizioni economiche stanno assumendo sempre più rilevanza.
I dati preoccupanti sulla disoccupazione, la riduzione delle attività economiche rispetto ai livelli pre-pandemia e le violente proteste sociali scoppiate negli Stati Uniti e a Hong Kong, pongono come sfida più grande per l’economia mondiale capire quale dovrà essere da qui in avanti il sentiero da percorrere per una ripresa più sostenibile.
A differenza delle crisi passate, oggi la risposta della politica fiscale alla pandemia è stata straordinaria.
I governi di tutto il mondo hanno annunciato fino ad oggi oltre 9 trilioni di dollari di sostegni pubblici all’economia. La metà di quanto annunciato, circa 4,4 trilioni di dollari, riguarda misure “fuori bilancio”, cioè i sistemi di garanzia dei prestiti e le iniezioni di capitale statale nelle imprese, che non costituiscono una spesa immediata, ma comunque impegnano lo stato ad agire qualora ce ne fosse bisogno.
Tra il 2020 e il 2021, secondo le stime fatte dall’Institute for International Finance, per lo stato italiano si parla di circa 17% di Pil, circa 300 miliardi di euro, in termini di fabbisogni di spesa.
Anche le banche centrali hanno risposto con modalità e tempismo senza precedenti. La massiccia risposta all’epidemia di Covid-19 tramite i programmi Quantitative Easing (QE) ha già aggiunto 4,5 trilioni di dollari nei bilanci delle banche centrali.
In seguito all’ultima decisione della BCE di estendere ulteriormente il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) con ulteriori 600 miliardi di euro, i bilanci delle banche centrali del G4 entro la fine dell’anno potrebbero superare i 22 trilioni di dollari, rispetto ai 15,3 trilioni del 2019. Di fatto, l’aumento delle masse monetarie delle banche centrali coprirebbe in sostanza le esigenze di finanziamento dei governi.
Ma è chiaro che una ripresa economica dettata esclusivamente dalla creazione di moneta e dall’aumento dei debiti pubblici per far fronte a fallimenti aziendali e disoccupazione, non può essere la cura giusta per uscire da questa crisi e intraprendere un nuovo sentiero di crescita sostenibile.
Il recente piano bilancio di lungo termine della Commissione UE per alimentare la ripresa dell’Europa ha come obiettivi chiave la cosiddetta “transizione green” e il progresso del digitale.
Eloquente è il titolo del comunicato stampa ufficiale, disponibile sul sito della Commissione Europea: Il momento dell’Europa: riparare e preparare per la prossima generazione
Ma cosa c’è sul piatto? La Commissione europea propone di creare un nuovo strumento da 750 miliardi di euro per la ripresa, chiamato “Next Generation EU” e più comunemente noto come Recovery Fund. Di recente, ne abbiamo parlato qui.
1) Green Deal europeo
2) Rafforzamento del mercato unico adattandolo all’era digitale
3) Una ripresa equa ed inclusiva per tutti
Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.
Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03