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Negli ultimi anni abbiamo assistito con i nostri occhi agli impatti del cambiamento climatico. I danni provocati dagli incendi in California, Amazzonia e Australia sono solo alcuni degli eventi climatici estremi che si sono verificati negli ultimi anni.
Per la prima volta, nel 2020 il World Economic Forum (WEF) ha valutato i rischi climatici tra i primi 5 rischi globali per ordine di importanza.
Il clima estremo è ora visto il rischio globale n°1 in termini di possibilità. A seguire ci sono il fallimento delle politiche climatiche, le catastrofi naturali, la perdita della biodiversità e le catastrofi ambientali provocate dall’uomo.
Ma i cambiamenti climatici possono inoltre generare sfide demografiche, sociali ed economici di portata devastante. Migrazioni di massa, aumento della povertà e disuguaglianza potrebbero essere aggravate dai cambiamenti climatici.
Si prevede che entro il 2050 ci saranno circa 143 milioni di migranti a causa del clima. Oltre 570 città costiere nel mondo basse si troveranno ad affrontare un aumento del livello del mare di almeno mezzo metro.
L’Indonesia ha appena annunciato che trasferirà la sua capitale da Giacarta ad una nuova città del Borneo. La transizione dovrebbe durare 10 anni e costare 34 miliardi di dollari. Giacarta è un’enorme metropoli con oltre 10 milioni di persone (30 milioni nell’area più ampia) ma da decenni continua ad affondare a causa dell’innalzamento del livello del mare e dell’estrazione delle acque sotterranee. Giacarta di fatto è la prima grande metropoli al mondo ad essere spostata a causa dei cambiamenti climatici, ma il rischio è che molte altre potrebbero fare la stessa fine.
Secondo Moody’s, se la temperatura media globale dovesse salire di 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali, il limite inferiore dell’accordo sul clima di Parigi, il costo per l’economia globale sarebbe di 54 trilioni di dollari nel 2100. Nello scenario che prevede un riscaldamento di 2 °C, il costo potrebbe raggiungere 69 trilioni di dollari.
Anche se il 2100 può sembrare lontano, la realtà è che i costi del cambiamento climatico stanno già incidendo oggi. Per gli Stati Uniti, ad esempio, il danno da eventi climatici è costato tra i 300 ed i 500 miliardi di dollari all’anno negli ultimi cinque anni.
Secondo le proiezioni dell’OCSE il riscaldamento globale potrebbe ridurre il PIL globale fino al 7,5% entro il 2050. In uno scenario di non azione sul cambiamento climatico, il cittadino americano medio perderebbe circa il 10% del proprio reddito entro il 2100.
Se il cambiamento climatico non venisse affrontato in modo aggressivo in questo decennio, potrebbe essere troppo tardi. Dopo il decennio perduto, il problema climatico, le soluzioni e l’opinione pubblica stanno convergendo per rendere gli anni ’20 il “decennio dell’azione” sul fronte del clima.
La Generazione Z, i nati dal 1995 in poi, vedono nell’attivismo della giovane Greta Thunberg la guida verso un cambiamento globale. Inevitabilmente la politica sarà chiamata a rispondere alle tendenze e alla crescente consapevolezza della popolazione verso i temi climatici.
Energia pulita, biocarburanti, veicoli elettrici possono rappresentare le nuove idee per la riduzione delle emissioni di CO2 e l’uso di combustibili fossili.
Soltanto attraverso una coordinazione globale tra paesi sarà possibile evitare la catastrofe climatica e portare il mondo verso un sentiero di crescita più responsabile e inclusivo rispetto a quello che stiamo vivendo.
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