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In questi giorni, i leader mondiali, dirigenti di grandi società, economisti, pensatori e celebrità si radunano nella città alpina di Davos, in Svizzera, per l’incontro annuale del World Economic Forum (WEF).
L’esclusivo evento, giunto alla sua 50° edizione, si pone come mission quella di “migliorare il benessere del mondo”. Il WEF attira in genere circa 3.000 persone, di cui circa un terzo provenienti dal mondo degli affari. Per partecipare è necessario essere invitati o divenire un membro del WEF al costo annuo di 480.000 sterline.
Al WEF partecipano leader mondiali, figure chiave delle Nazioni Unite e dell’UE e capi di grandi aziende e multinazionali. Tra gli ospiti abituali vi sono il finanziere miliardario George Soros, l’ex primo ministro britannico Tony Blair, il boss di Facebook Mark Zuckerberg e il cantante degli U2 Bono.
L’edizione del 2020 si concentra su cinque argomenti chiave per il futuro dell’economia globale.
Il cambiamento climatico è il tema centrale dell’Agenda di Davos. Negli ultimi anni, i cambiamenti climatici stanno avendo un impatto più grande di quanto molti si aspettassero. La temperatura media globale degli ultimi cinque anni è stata la più alta mai registrata, con catastrofi naturali ed eventi estremi sempre più frequenti e intensi in tutto il mondo.
Si stima che i danni da disastri naturali causati dal cambiamento climatico ammontano a 165 miliardi di dollari all’anno.
Per le generazioni più giovani, lo stato del pianeta è perfino più preoccupante. Il rapporto del World Economic Forum evidenzia la percezione dei rischi ambientali particolarmente accentuata tra i Millennials, i nati dopo il 1980. Circa il 90% dei più giovani ritiene che le “ondate di caldo estremo”, la “distruzione degli ecosistemi” e le “conseguenze sanitarie dell’inquinamento” peggioreranno nel 2020, rispetto al 77%, 76% e 67% rispettivamente delle altre generazioni. Inoltre, i più giovani ritengono che entro il 2030 l’impatto dei rischi ambientali sarà più probabile e catastrofico.
Ma a tutt’oggi non esiste una strategia coordinata a livello globale per le politiche sul clima. L’opposizione di Trump alle energie rinnovabili, con il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi, e le delicate posizioni di Cina e India sul fronte delle emissioni rappresentano dei rischi concreti. In Europa invece si inizia a parlare di Green New Deal, il nuovo piano di investimenti green improntato sulla lotta alle emissioni di CO2, progetti di sostenibilità ambientale e utilizzo di fonti rinnovabili.
Un altro tema caldamente discusso a Davos riguarda le disuguaglianze economiche. Nel suo ultimo rapporto, il Forum ha dichiarato che la disuguaglianza globale peggiorerà a meno che i governi non facciano di più per garantire che le persone più colpite dal rapido cambiamento tecnologico non vengano semplicemente messe da parte e dimenticate.
Le conseguenze sociali ed economiche della disuguaglianza sono profonde e di vasta portata: un crescente senso di ingiustizia, precarietà, percezione di perdita di identità e dignità, indebolimento del tessuto sociale, erosione della fiducia nelle istituzioni, scetticismo nella democrazia ed erosione del contratto sociale. Al giorno d’oggi, molti paesi non riescono a fornire le condizioni in cui i loro cittadini possono prosperare, spesso con un ampio margine. Di conseguenza, le opportunità di un individuo nella vita rimangono legate al loro stato socioeconomico alla nascita, rafforzando le disuguaglianze storiche.
Le difficoltà in termini di mobilità sociale sono particolarmente vere per l’Italia, che figura soltanto 45° a livello mondiale nel Social Mobility Index del World Economic Forum.
La risposta delle imprese e dei governi deve prevedere sforzi concreti per creare nuovi percorsi di mobilità socioeconomica, garantendo a tutti le giuste opportunità di successo.
L’ultimo decennio verrà ricordato come uno dei periodi più lunghi di ripresa economica. La ripresa però è stata lenta e caratterizzata da una tassi di crescita del PIL (e da un’inflazione) più bassi rispetto a quelli del passato.
Complice l’azione di stimolo condotta dalle Banche Centrali mondiali, i tassi di interesse sono oggi ai minimi di sempre ma in molti iniziano a domandarsi quali possano essere gli effetti collaterali di queste politiche.
La politica monetaria si sta avvicinando ai limiti della sua capacità di sollevare una crescita lenta, ha detto Gita Gopinath, capo economista dell’FMI, a Davos. La soluzione potrebbe prevedere la capacità di incrementare la spesa dei governi nazionali per rilanciare le economie.
Trenta anni dopo la caduta del muro di Berlino, il panorama geopolitico è sempre più inquieto e la distribuzione globale del potere sta cambiando. Il capitalismo statale autoritario, adottato dalla Cina, sta sfidando il modello occidentale dei mercati liberi, guidato dagli Stati Uniti.
Nel 2050, l’economia statunitense verrà sorpassata non soltanto dalla Cina ma anche dall’India in termini di prodotto interno lordo.
Si prevede che sei tra le sette economie più grandi al mondo (G7) saranno economie emergenti (Cina, India, Indonesia, Brasile, Russia e Messico).
Le sfide e i rischi associati a questo fenomeno non mancano: dal riemergere dei nazionalismi, agli attacchi informatici passando per le controversie commerciali e valutarie e i timori di nuovi scontri militari.
Più del 50% della popolazione mondiale è connessa ad internet. Ogni giorno 1 milione di nuove persone si collegano a Internet per la prima volta e due terzi dell’umanità possiede un dispositivo mobile.
Le tecnologie della Quarta rivoluzione industriale stanno già portando enormi benefici e cambiamenti economici e sociali per gran parte della popolazione globale.
Ad esempio, le applicazioni satellitari possono aiutare gli agricoltori rurali a irrigare le loro colture in modo efficiente. Le protesi possono già essere stampate in 3D. Gli anziani possono utilizzare veicoli autonomi per supportare una migliore mobilità. L’Internet of Things (IoT) può persino aiutare a ridurre le emissioni di CO2 ottimizzando il consumo di energia e riducendo la congestione del traffico.
Tuttavia, sono anche emerse alcune conseguenze indesiderate. Le tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale lavorano sui dati, rendendo il tema sulla privacy la grande sfida del secolo. A livello sociale, gli sviluppi tecnologici rischiano di aumentare il gap di ricchezza tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, tra città intelligenti e aree urbane determinando il fenomeno della fuga dei cervelli.
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