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Mangiare un Big Mac di McDonald’s a Roma, Sidney o Rio de Janeiro è più o meno la stessa cosa. Il Big Mac è infatti disponibile in quasi tutti i paesi del mondo ed è prodotto in dimensioni, composizione e qualità standardizzate.
Per questo motivo, nel 1986 la rivista britannica, The Economist, ha ideato un indice per valutare se il tasso di cambio tra due valute si trova ad un livello “corretto”. L’indice prende appunto il nome di Big Mac Index.
Facciamo un passo indietro. Il Big Mac Index si fonda sulla teoria economica della parità dei poteri d’acquisto (PPP). La teoria della PPP sostiene che a lungo termine i tassi di cambio tra due valute dovrebbero attestarsi verso un valore che permette di eguagliare i prezzi di un identico paniere di beni e servizi in due paesi.
Ad esempio, supponiamo che l’attuale tasso di cambio tra l’euro e il dollaro sia da 1,1, il che significa che per acquistare un euro occorrono circa 1,10 dollari americani. Stando alla teoria della PPP, allora un paniere di beni che vale € 100 in Europa dovrebbe costare $ 110 negli Stati Uniti.
Per semplificare le cose, il Big Mac Index prende come riferimento un unico bene (il Big Mac) e confronta i prezzi dell’hamburger e dei tassi di cambio in due paesi. Il concetto di utilizzare il Big Mac come misura economica è diventato estremamente popolare, guadagnandosi il soprannome di “Burgernomics”.
Semplifichiamo ancor di più questo concetto con un pratico esempio, riferendoci agli ultimi dati disponibili di Luglio 2019.
A questo punto, potresti domandarti quali sono i paesi dove è più costoso o meno costoso acquistare un Big Mac. Per farlo abbiamo convertito i prezzi locali utilizzando il tasso ufficiale con il dollaro.
È la Svizzera, il paese dove occorrono più dollari per pagare un Big Mac ($6,54), seguita dagli Stati Uniti ($5,74) e dalla Svezia (5,38). In Russia invece basta convertire 2,04 dollari per acquistare un Big Mac.
Negli ultimi decenni, l’indice Big Mac ha assunto molta popolarità divenendo oggetti di numerosi studi economici. Questo strumento ha certamente reso più comprensibile la teoria della parità del potere d’acquisto e la legge del prezzo unico. Tuttavia, molti economisti ne hanno sottolineato anche le limitazioni.
Il prezzo totale di un hamburger Big Mac può dipendere dalla produzione locale, dai costi di consegna, dalle spese pubblicitarie, dai costi di trasporto e dal grado di apertura commerciale, che sarà diverso tra i paesi.
Per tutti questi fattori, l’indice Big Mac non va inteso come una scienza esatta che misura le differenze valutarie, bensì può essere utile per fornire un’indicazione approssimativa sui costi della vita tra due paesi.
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