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Negli ultimi tempi, si sente tanto parlare del “miracolo economico spagnolo”. Dal 2013, infatti, l’economia spagnola ha vissuto un vero e proprio quinquennio d’oro. Il Pil spagnolo è cresciuto da 1.025 miliardi di euro, del 2013, a 1.208 miliardi, del 2018. Il tasso di crescita di periodo è stato pari al 18% che corrisponde ad un tasso medio annuo del 3,3%. Una crescita più alta rispetto della media annuale dell’eurozona (+3%) e quasi il doppio più ampia rispetto a quella italiana (+1,8%).
Un tempo considerata la nostra cugina più povera, oggi la Spagna ci ha oggi superato in termini di Pil pro capite a parità di potere d’acquisto. In sostanza, il cittadino medio spagnolo guadagna di più, tenendo conto del costo della vita, rispetto al cugino italiano.
La Spagna ha fatto ricorso ad ampi disavanzi pubblici. Se guardiamo alla differenza tra spesa pubblica ed entrate fiscali, la Spagna ha infatti registrato valori di deficit di bilancio ben al di sopra dei parametri imposti da Bruxelles.
Dopo la crisi e lo scoppio della bolla immobiliare che ha travolto le banche spagnole, Madrid è intervenuta massicciamente nell’economia salvando il sistema bancario attraverso denaro pubblico.
Ma la cosa più importante da notare è che nonostante i deficit di bilancio, il debito pubblico spagnolo rispetto al Pil è rimasto invariato negli ultimi cinque anni fa, grazie all’effetto positivo derivante dalla crescita economica.
Checché se ne dica sui giornali e in televisione, l’Italia è stato in assoluto uno dei paesi europei più vigili nel rispetto delle regole di bilancio.
Negli ultimi 25 anni, escluso il 2009, infatti, l’Italia ha sempre realizzato un avanzo primario, cioè una differenza positiva tra entrate e spesa pubblica, fattore che identifica una politica fiscale marcatamente restrittiva.
L’Italia piuttosto è vittima di quella teoria che in economia prende il nome di “paradosso del debito”.
Qualsiasi tentativo di ridurre il rapporto tra debito e prodotto interno lordo (debito / PIL) congelando la spesa pubblica o aumentando le tasse potrebbe effettivamente determinare un ulteriore aumento del peso del debito.
La Spagna ha esattamente fatto il contrario rispetto a noi. Nel 2009, ha subito la procedura di infrazione per deficit eccessivo, negoziando però con l’Europa un piano di rientro molto lungo. Soltanto nel 2018, per la prima volta dopo 10 anni, in Spagna si è registrato un deficit di bilancio inferiore al limite del 3%.
Questo ha permesso alla Spagna di avere un maggior spazio fiscale, attraverso l’aumento della spesa e la riduzione le tasse, che ha incentivato la crescita economica.
Sembrerebbe dunque arrivato il momento di aprire un dibattito più ampio, come suggerito da molti economisti di fama internazionale, che possa invertire l’ossessione per l’austerità fiscale in Italia e in Europa. Politiche fiscali orientate a dare un contributo positivo alla crescita economica, possono essere obiettivi pienamente compatibili con il contenimento del rapporto tra debito e Pil.
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