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Puntuale come ogni anno, la Commissione Europea pubblica il quadro per la sorveglianza sugli squilibri macroeconomici dei paesi europei. Si tratta di un vero proprio check-up che evidenzia tempestivamente i rischi e il sorgere di squilibri dannosi per l’economia.
Per stabilire quali sono i paesi promossi e i bocciati è necessario guardare ad una serie di indicatori che tengono conto degli squilibri interni ed esterni.
Tra i 14 indicatori scelti dalla Commissioni, ne abbiamo selezionati alcuni tra i più rilevanti:
Cos’è il current account? Il current account (o saldo delle partite correnti) registra le transazioni di un paese con il resto del mondo. È dato dalla somma delle esportazioni nette, degli interessi da investimenti detenuti all’estero (cedole o dividendi) e dei trasferimenti netti (aiuti internazionali e le rimesse degli emigrati). Insieme al conto capitale, che misura il saldo degli investimenti cross-border in strumenti finanziari, costituisce la bilancia dei pagamenti di un paese.
Il current account può essere positivo (surplus) o negativo (deficit); in entrambi i casi il saldo del conto capitale registrerà un importo uguale e contrario, per pareggiare la bilancia dei pagamenti.
Perché è importante il current account? Un saldo di conto corrente positivo indica che il paese è creditore netto verso il resto del mondo. Quando però questo valore è troppo elevato, riflette la presenza di un gap eccessivo tra i risparmi e gli investimenti domestici. Tutto ciò implica che l’eccesso di risparmio nazionale sugli investimenti interni è speso in attività estere.
Quando si verifica un pesante indebolimento del current account è sintomo di una perdita di competitività internazionale per l’economia. I paesi con disavanzi molto ampi del current, e valute poco affidabili, possono rischiare di subire attacchi speculativi molto forti sui mercati finanziari.
Secondo la Commissione Europea, un deficit di current account oltre il 4% del Pil e un surplus oltre il 6% del Pil, testimoniano la presenza di squilibri esterni.
Due delle economie principali della zona euro, Germania e Paesi Bassi, hanno registrato elevati e persistenti surplus di current account. Soltanto Cipro mostra invece un deficit di current account particolarmente elevato e pari al 7% del Pil.
La posizione patrimoniale sull’estero di un paese registra il valore netto delle attività e passività finanziarie nei confronti di soggetti non residenti (aziende, privati, banche e banche centrali). Si calcola come il valore dei beni stranieri di proprietà del settore pubblico e privato di una nazione meno il valore dei beni domestici di proprietà di stranieri.
In termini più semplici, le attività verso l’estero sono soldi che i residenti prestano ai non residenti, mentre le passività verso l’estero sono soldi che i residenti prendono a prestito dai non residenti.
È un importante barometro delle condizioni finanziarie e dell’affidabilità creditizia di un paese. Per questo motivo, più negativa è la posizione patrimoniale verso l’estero, più il paese diventa vulnerabile agli shock sui mercati finanziari internazionali.
La Commissione Europea valuta come rischiosa una posizione patrimoniale negativa verso l’estero oltre al 35% del Pil. Nel 2017, i paesi dell’eurozona che mostravano valori oltre la soglia indicata dalla Commissione erano: Irlanda (-149%), Grecia (-142%), Cipro (-121%), Portogallo (-104%), Spagna (-84%), Slovacchia (-66%), Lettonia (-56%), Lituania (-35%).
L’indebitamento del settore privato misura l’ammontare di debito che pesa sulle famiglie residenti e sulle imprese di un paese.
Non tutto il debito privato vien per nuocere… Per produrre e crescere infatti le imprese hanno bisogno di contrarre debiti prendendo a prestito capitali.
Ma come l’ultima crisi finanziaria ci ha dimostrato, la rapida crescita del debito del settore privato (specialmente prestiti e mutui) può essere molto pericolosa per l’economia.
Per la Commissione Europea, quando l’indebitamento del settore privato supera il 133% del Pil è un segnale di rischio.
I paesi dell’eurozona in cui il debito del settore privato indica la presenza di rischi per l’economia, sono Lussemburgo (322%), Cipro (316%), Olanda (252%) e Irlanda (243%).
In Italia, invece, il debito del settore privato ammonta al 110% del Pil, un valore più basso della media dell’eurozona (152%).
Il debito pubblico è lo stock di debito in capo alle amministrazioni pubbliche di uno stato. Solitamente si misura in rapporto sul Pil ed è utile per fornire indicazioni sull’affidabilità creditizia di un paese.
Le regole di Maastricht impongono ai paesi della zona euro di convergere verso valori del debito pubblico pari al 60% del Pil. Oggi, la media del debito pubblico dell’eurozona è pari all’80%.
Nel 2018, undici paesi dell’eurozona, tra cui anche l’Italia, oltrepassavano questa soglia. I paesi che mostrano invece un debito pubblico inferiore al 60% del Pil sono solo Estonia (8%), Lussemburgo (21%), Lituania (35%), Lettonia (37%), Malta (48%), Slovacchia (48%), Paesi Bassi (53%).
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