La relazione tra rischio e rendimento è di fondamentale importanza per la scelta e la valutazione di un investimento finanziario. Chi si avvicina agli investimenti finanziari lo fa perché attratto dai rendimenti ma spesso non considera un elemento che si muove di pari passo, e cioè il rischio.
Siamo in grado di intendere correttamente il concetto di rischio e calcolare i rendimenti di un investimento?
Domande che a prima vista potrebbero sembrare scontate ma che si scontrano con una realtà ben diversa: gli investitori fanno fatica a concepire il rischio come qualcosa di intrinseco alla natura dell’investimento, e cioè come un fattore che non va eliminato ma invece opportunamente gestito.
Che cos’è il rischio finanziario e come si misura?
L’opinione comune associa al termine “rischio” una valenza esclusivamente negativa. In finanza invece, il concetto di rischio rappresenta tanto un aspetto negativo quanto un’opportunità. Un investimento “rischioso” consiste infatti sia in una maggiore probabilità di riportare perdite sia in una maggiore probabilità di riportare guadagni più elevati. Per rischio si intende quindi il grado di incertezza che riguarda il valore futuro di un titolo.
Il rischio viene misurato come la volatilità del prezzo di un’attività finanziaria, e cioè l’intervallo entro cui il suo prezzo solitamente oscilla.
Quando si parla di propensione al rischio da parte di un investitore, invece, si fa riferimento alla capacità di sopportare le oscillazioni dell’investimento nel corso del tempo. Quanto più siamo propensi al rischio, tanto più saremo disposti a tollerare gli alti e bassi sul valore dei nostri investimenti.
Il rischio che risiede nei diversi strumenti finanziari dipende da alcuni fattori. Ad esempio, in un’azione non si sa con certezza se le quotazioni aumenteranno o diminuiranno nel tempo, né se la società emittente sarà in grado di conseguire maggiori profitti o pagare dividendi.
Nei titoli obbligazionari, il rischio dipende principalmente dalla probabilità di fallimento dell’emittente ossia dalla sua capacità nel ripagare il capitale a scadenza e gli interessi nel corso della vita del titolo.
Cos’è il rendimento di un investimento?
Il rendimento o performance di un investimento finanziario è associato agli utili conseguiti dall’investimento stesso. Solitamente si esprime in termini percentuali e si calcola come il rapporto tra l’incremento del valore di un’attività ed il valore registrato all’inizio di un periodo.
Il rendimento fornisce un indicazione del risultato finanziario conseguito, e cioè identifica quale è stato il reddito prodotto dal capitale investito.
Ad esempio, supponiamo di aver acquistato un anno fa una quota di un fondo comune al prezzo di 15 euro e che oggi il valore della stessa quota sia pari a 20 euro. La performance conseguita dall’investitore è pari a:
[(20-15)/15]*100 = 33%
Ogni rendimento deve essere valutato tenendo conto dell’orizzonte temporale e del tasso d’inflazione. Quest’ultimo è infatti un elemento importante perchè erode il potere d’acquisto della moneta nel tempo.
Ma come facciamo a valutare il rendimento di un investimento?
Il rendimento è direttamente commisurato al rischio che si assume. In finanza, vige una relazione positiva tra rendimento e rischio dell’investimento: più elevato è il rischio, maggiore sarà il rendimento atteso che dovrà remunerare l’incertezza tollerata dall’investitore.
Questa relazione si identifica appunto nel termine “premio al rischio”: mi verranno potenzialmente riconosciuti maggiori rendimenti a patto di accettare livelli di rischio più elevati.
Alcune attività, come i titoli governativi a breve termine di paesi solidi (es. Stati Uniti o Germania), sono considerate prive di rischio o “risk-free”. Nella realtà, però, un rendimento senza rischio non esiste: anche il più sicuro degli investimenti porta con sé un minimo ammontare di rischio.
Il rendimento di un’attività “risk free” rappresenta piuttosto il ritorno minimo che un investitore dovrebbe attendersi da un investimento finanziario.
Come dice una celebre frase di Milton Friedman, premio nobel per l’economia:
“Non esistono pasti gratis”.
Che consigli vogliamo lasciare agli investitori
- valutare il rischio dell’investimento in modo oggettivo, evitando di includere percezioni dettate da fattori di tipo soggettivo.
- definire un grado personale di “tolleranza al rischio”, inteso semplicemente come la capacità che mostriamo nel tollerare le oscillazioni di mercato.
- tenere conto degli attuali tassi di inflazione e dei tassi sui titoli “risk free”, poiché un rischio aggiuntivo è accettabile solo se capace di offrire rendimenti potenzialmente più alti.
- diffidate dalle offerte di strumenti finanziari che promettono rischio zero, perchè semplicemente non esistono.
Se riuscissimo a valutare la relazione tra rischio e rendimento in modo più corretto, saremmo anche in grado di comprendere più concretamente che tipo di investimento si adatta meglio alle nostre preferenze e alle nostre esigenze finanziarie.
Ad esempio, gli investitori che si trovano in giovane età, avendo a disposizione un orizzonte d’investimento più lungo, si possono trovare nelle condizioni di riuscire a tollerare maggiori rischi per conseguire rendimenti più elevati nel tempo. Invece, chi si trova invece vicino all’età di pensionamento, può assumere un profilo meno rischioso al fine di preservare il valore del proprio investimento.
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