Lo scorso 28 settembre l’EBA, l’Autorità Bancaria Europea (European Banking Authority) ha pubblicato “Linee guida sul comportamento e sulla remunerazione del personale di vendita bancario”. Infatti lo stretto legame tra remunerazione del personale bancario (specialmente di vertice) e la vendita di prodotti al pubblico (retail) è stato individuato come una delle massime criticità dell’intero sistema creditizio continentale ed internazionale.
Da dove deriva la necessità di un cambiamento
Si pensi soltanto al recente clamoroso caso delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria. La rischiosità di questi “bond” non consentiva più che fossero venduti ai soggetti istituzionali o agli operatori professionali in grado di comprenderla appieno.
Questi prodotti sono venduti al pubblico retail come sicuri e analoghi ai Titoli di Stato, un pubblico in cerca di rendimenti più alti e spesso ingannato da dipendenti degli istituti di credito, che hanno abusato della solidità finanziaria che evoca (a torto) la parola “obbligazione” e non si sono curati di affibbiare strumenti finanziari pericolosissimi a pensionati, casalinghe, disoccupati ecc.
Quali sono gli obiettivi dalle nuove linee guida dettate dell’ EBA
Per semplificare al massimo, possiamo dire che lo scopo dichiarato dalle linee guida è quello di proteggere il consumatore dai rischi correlati ai conflitti di interesse e di ridurre i costi per le istituzioni finanziarie, cercando di porre l’accento sugli obiettivi degli istituti bancari di lungo e non più di breve periodo. Infatti il documento prevede l’allineamento delle remunerazioni di tutto il personale – specialmente di quello con livelli e responsabilità più elevate – alla performance di lungo periodo della banca.
Perciò la nuova normativa si propone di ridurre il conflitto di interesse tipico del servizio di consulenza offerto dalla banca al risparmiatore, in cui il venditore ha l’incentivo a sottoporre al cliente prodotti poco trasparenti che fanno comodo a lui a discapito del risparmiatore.
Ad esempio, una vendita sconsiderata di prodotti rischiosi con il solo scopo di aumentare la remunerazione del personale senza che ci sia una corrispondente creazione di valore per l’istituto, potrebbe causare un aumento dei profitti nel breve termine, però poi seguito da multe e rimborsi sul lungo termine che potrebbero mettere in crisi l’istituto bancario stesso.
È esattamente questo che è accaduto negli anni recenti. Il cosiddetto “mis-selling” o “cattiva vendita”, è stata la causa dei principali costi delle banche degli ultimi anni. E non sono solamente le banche l’oggetto della nuova normativa, bensì anche le assicurazioni.
Nel nostro Paese sono stati venduti più di settecentomila piani individuali pensionistici attuati mediante polizze di assicurazione: piani onerosi, con una struttura dei costi molto articolata e non sempre trasparente. Il pericolo che l’assicurato li sottoscriva, ignorando l’incidenza di tali costi sulla prestazione finale, è elevatissimo.
In Gran Bretagna è già successo. E per aver venduto prodotti simili senza fornire un’ informazione corretta e trasparente, le compagnie di assicurazione sono ora condannate a pagare più di undici miliardi di sterline di indennizzi ai risparmiatori coinvolti.
Quali saranno le nuove regole
Per fare esempi concreti, per il personale più rilevante delle Banche di maggiori dimensioni è previsto che la componente variabile di remunerazione sia soggetta – per una quota almeno pari al 40% – ad un pagamento differito nell’arco di un periodo non inferiore a tre-cinque anni. Lo scopo è quello di poter valutare l’andamento, nel tempo, dei risultati di gestione dei rischi assunti dalla Banca. Inoltre, gli Istituti devono adottare per tutto il personale sistemi che prevedano una riduzione rilevante (sino all’azzeramento) della remunerazione variabile, a fronte di risultati dell’azienda significativamente inferiori agli obiettivi prestabiliti, o negativi.
È inoltre prevista una norma che impone la restituzione della parte variabile ad opera dei soggetti che abbiano posto in essere comportamenti da cui sia derivata una perdita significativa per la Banca; o che si siano resi responsabili di violazioni di specifici obblighi normativi; o, infine, che abbiano tenuto comportamenti fraudolenti ai danni della Banca.
Le nuove linee guida entreranno in vigore a partire dall’1 gennaio 2017, ma saranno vincolanti per le singole banche solo dopo che l’Autorità competente (in Italia, Banca d’Italia) le avrà recepite. Nel caso in cui l’Autorità competente non si dovesse adeguare dovrà fornire una plausibile giustificazione all’EBA. Sembra quindi che si stiano aprendo orizzonti di maggior conformità tra gli interessi delle banche e del risparmiatore, troppe volte ormai vittima delle truffe messe in atto dal settore bancario.