Volatilità dei mercati finanziari e valore delle banche sono stati i temi più caldi degli ultimi mesi nel panorama economico europeo e italiano. Al giorno d’oggi, ci troviamo davanti ad un circolo vizioso caratterizzato da un eccesso di liquidità finanziaria e da un alto livello di incertezza nei mercati, che continuano a bloccare l’economia reale.
A tenere sotto scacco l’intero sistema bancario, italiano e non, è stata l’attesa della pubblicazione dei risultati degli stress test condotti dall’EBA su 53 banche europee. In tale contesto, i risparmiatori rimangono con il fiato sospeso in attesa di conoscere le sorti dei principali istituti di credito italiani e in particolare le mosse politiche sull’asse Roma-Bruxelles. Tra gli effetti principali di un’attenzione esclusivamente rivolta ai problemi del settore bancario, si rischia di scindere ancor di più il legame tra finanza ed economia reale, portando in secondo piano la crescita di produzione e consumi. In tal modo, i prezzi delle attività finanziarie non rispecchiano la loro intrinseca valorizzazione e gli investitori si rifugiano verso titoli considerati maggiormente sicuri nonostante i rendimenti bassi o addirittura negativi.
Perché ci troviamo in questa condizione e come ne possiamo uscire sono le domande alle quali vorremo cercare di rispondere.
A partire da gennaio, l’Unione Europea è stata bersagliata da una sequenza di shock negativi. Ultimamente, come se non bastasse, una serie di indiscrezioni e rumours riguardo la solidità patrimoniale del sistema bancario non hanno fatto altro che generare una crescente fibrillazione nei mercati. In particolare, ad accendere la miccia della speculazione al ribasso è stata la questione legata ai cosiddetti Non performing loans (Npl) bancari, e cioè a quella massa di crediti inesigibili che rimane incagliata nell’attivo di bilancio delle banche. Ad oggi, per dare un’idea, i Npl degli istituti di credito europei ammontano a circa 950 miliardi di euro (circa il 9% del Pil dell’eurozona). Vale la pena ricordare che la misura della rischiosità dell’attivo delle banche rappresenta, al pari dell’effettiva dotazione di patrimonio, uno degli aspetti fondamentali per valutare la presunta solidità patrimoniale di una banca. I Npl (in quanto strumenti rischiosi nell’attivo delle banche) assorbono capitale che quindi rimane inutilizzato; se il loro livello continua a crescere vengono richieste iniezioni aggiuntive di capitale al fine di rispettare i vincoli imposti dalle regole in tema di patrimonio di vigilanza delle banche.
A complicare in modo ulteriore il quadro economico-politico è stato il risultato del referendum sulla Brexit e soprattutto i dubbi relativi ai futuri negoziati volti a ristabilire i nuovi assetti commerciali e finanziari tra Europa e Regno Unito. Se da un lato le sfide che toccano la stabilità delle banche, sono già in parte scontate dai mercati finanziari, dall’altro resta ancora da risolvere la questione relativa all’incognita dei tassi di interesse. Ci troviamo in un’era in cui la maggior parte delle banche centrali mondiali ha fissato il costo del denaro vicino o pari a zero. Nonostante tale provvedimento sia volto a favorire la ripresa del credito, l’incertezza che vige sui i mercati l’ha vanificato. Ne sono conseguiti comportamenti inversi che hanno portanto a preferire la liquidità agli impieghi poco o per niente redditizi. Pertanto, le banche non riescono a erogare nuovi prestiti a favore di famiglie e imprese, nonostante i tassi quasi a zero.
I mercati e i risparmiatori attendono con ansia gli esiti degli stress test che potranno risolvere molti dubbi sull’effettivo stato di salute degli istituti di credito italiani. Nelle ore successive, i veri nodi da sciogliere riguarderanno la linea di intervento da adottare in caso di bocciatura delle banche agli stress test. Ovvero se si dovrà intraprendere una soluzione di mercato oppure una che preveda aiuti pubblici compatibile con le regole in tema di aiuti di Stato imposte da Bruxelles. Per ora, un rafforzamento delle politiche di vigilanza sembrerebbe l’unica soluzione in grado di spezzare questa catena al collo dell’economia allieviando i problemi legati all’incertezza economica.