Nulla di nuovo sul fronte del risparmio gestito italiano. Purtroppo. La classifica dei fondi comuni più venduti in Italia nei primi 9 mesi dell’anno conferma le peggiori dinamiche che osserviamo da diversi mesi. In cima alla graduatoria troviamo infatti quasi solo fondi a cedola con la finestra di collocamento. La gallina dalle uova d’oro delle SGR e del settore bancario rimane quindi saldamente in cima alle vendite dei prodotti finanziari agli sportelli bancari. I fondi a cedola incontrano il favore dei risparmiatori, che erroneamente li associano all’idea dei titoli di Stato, con la cedola e la scadenza. La differenza però è che lo Stato paga comunque la cedola e a scadenza rimborsa il capitale a 100, a meno che non fallisca. Se invece il rendimento del fondo non è tale da sostenere il pagamento della cedola, questa viene erogata rimborsando anticipatamente il capitale del sottoscrittore. Accanto a questa proposizione di marketing opaca ma accattivante per il risparmiatore meno consapevole, i fondi a finestra di collocamento hanno una struttura commissionale molto vantaggiosa per chi li distribuisce che incassa subito una lauta commissione di collocamento, che però apparirà gradualmente nella quota del fondo e sarà così invisibile al risparmiatore (che invece l’ha già pagata).
Fino a qui, dicevamo, nulla di nuovo. Il dato pubblicato però recentemente da Funds People, da fonte Morningstar, fa emergere una tipologia di fondi che non raggiungevano queste vette di successo nelle scorse rilevazioni. Potremmo definirli fondi ‘alla moda’. La moda in questo caso riguarda il dollaro. Il singolo fondo che ha raccolto di più tra gennaio e settembre, con una raccolta di oltre un miliardo e mezzo, è un fondo la cui politica di gestione punta sul miglior andamento del dollaro nei confronti dell’euro. Le aspettative di molti osservatori del mercato sono infatti orientate verso un apprezzamento del dollaro contro l’euro, sulla spinta delle politiche monetarie divergenti che saranno portate avanti dalle due banche centrali, la FED e la BCE, nonché dal differenziale di crescita tra America e Europa. A ben vedere, ci sono delle ottime ragioni per immaginarsi un apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. Ci sono però diverse, e altrettanto ottime, ragioni per cui ciò potrebbe non realizzarsi. Se, ad esempio, il rialzo dei tassi di interesse USA fosse più lento di quanto atteso, o se la BCE decidesse di non ampliare il proprio programma di acquisto di titoli, potremmo vedere una svalutazione del dollaro rispetto all’euro.
Nessuno può sapere dove andrà il cambio euro dollaro nei prossimi mesi o anni, proprio perché è impossibile prevedere le scelte dei banchieri centrali, gli sviluppi delle rispettive economie e una serie di fattori determinanti che ex-ante non riusciamo neanche a definire con completezza. Da qui emergono quindi le perplessità nel vedere invece che il fondo comune più venduto nel 2015 è un prodotto a cedola che punta proprio sul rafforzamento del dollaro.
Investire sull’apprezzamento del dollaro è la grande moda del momento. Tutti ne parlano. Tutti (o quasi) sono concordi. È molto facile quindi per i distributori proporre un prodotto che beneficia di quella che sembra essere la più ovvia evoluzione del mercato valutario (ancora più facile collocare il prodotto se questo è a cedola e frutta interessanti commissioni di collocamento alla banca).
Posto che un investitore voglia dedicare una parte del proprio portafoglio al dollaro, è dubbio che un fondo comune specifico a cedola sia lo strumento più efficiente per farlo. Ci si può affidare ad un gestore attivo che nell’ambito di un portafoglio diversificato decide di includere una posizione in dollari finché ne vede delle opportunità. Oppure si acquista un fondo investito negli Stai Uniti con il cambio aperto a discrezione del gestore, evitando però la trappola della cedola e della commissione di rimborso decrescente associata alla commissione di collocamento. Se infatti l’investimento in dollari dà i suoi frutti rapidamente si vuole poter realizzare il profitto e investire dove ci sono migliori opportunità, senza pagare costi inutili. Volendo prendere posizione solo sulla valuta si può optare per un ETF che a costi bassi replica l’andamento del tasso di cambio (facendo attenzione ai prodotti a leva).
Inseguire la moda del momento è difficilmente una scelta efficiente per avere risultati nel lungo periodo. Evitare per contro prodotti con una struttura di costi svantaggiosa e condizioni opache è una buona abitudine che nel tempo tende a dare i propri frutti.
Dovendo rispondere da molti fronti alla domanda “Dove va secondo voi il cambio euro dollaro nel breve periodo?”, ecco qual è stata la risposta di AcomeA recentemente pubblicata sul Diario del fondo.