Gli italiani sono storicamente un popolo di buoni risparmiatori. Eppure questa capacità di accumulare ricchezza si è fortemente ridotta negli ultimi anni. Vent’anni fa, il tasso di risparmio delle famiglie era vicino al 20%, il che significa che gli italiani risparmiavano in media un quinto del reddito disponibile. Oggi questo dato si è più che dimezzato e nel 2014 era pari al 9%.
Alla base delle difficoltà delle persone a risparmiare troviamo diverse ragioni che hanno a che fare con la matematica, la psicologia e l’economia.
Le ragioni matematiche sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Posto che ci sono dei consumi irrinunciabili, quali l’affitto, l’alimentazione e l’abbigliamento, ma anche spese che permettono uno stile di vita accettabile come i costi legati all’istruzione o alla cura della persona, se il reddito si riduce oltre un certo livello, la quota di risparmi si contrae rapidamente fino ad azzerarsi o a diventare negativa, se siamo costretti a intaccare la ricchezza precedentemente accumulata. Il dato medio, come sempre, nasconde uno scenario molto variegato. Nel seguente grafico si vede chiaramente la differenza nel tasso di risparmio per i diversi quartili di reddito. Il primo quartile, il 25% del campione con il reddito più basso ha negli anni un tasso di risparmio che difficilmente supera il 5%, mentre il tasso di risparmio del 25% più ricco si aggira tra il 30 e il 35%.
Un’altra difficoltà viene però dal lato psicologico. Risparmiare significa privarsi di risorse disponibili per il consumo oggi per avere un capitale a disposizione domani. Per quanto possiamo ritenere importante la scelta di risparmiare tutti i benefici che ne derivano saranno goduti nel futuro. La dinamica che si verifica è simile a quella che coinvolge chi si iscrive in palestra con il desiderio di rimettersi in forma ma nel giorno per giorno la pigrizia o altri impegni lo dissuadono dal buon proposito di allenarsi. Spendere soldi ci porta soddisfazioni oggi. Al contrario risparmiare non dà soddisfazioni per molti anni. Si tratta infatti di programmare e gestire al meglio il nostro futuro; operazione che richiede costanza e non è particolarmente divertente.
Vi è poi un terzo fattore che porta a risparmiare meno e consumare di più ed è legato all’andamento economico dei paesi occidentali, in particolare all’aumento della disuguaglianza. La distribuzione del reddito e della ricchezza stanno diventando sempre più inique in molti stati occidentali. La reazione delle famiglie più povere a questa condizione è quella di aumentare la spesa in beni di consumo anche inessenziali per colmare parzialmente il gap che si crea nello stile di vita della comunità.
Vi sono insomma diversi ostacoli che ci impediscono di risparmiare quanto vorremmo. È possibile però rendere il risparmiare molto meno faticoso di quanto ci sembra. Il primo e più classico metodo è quello di ricorrere a un piano di accumulo (PAC). Con un PAC si investe in un fondo comune una quota mensile fissa e ricorrente. Scegliendo un ammontare dell’investimento contenuto ci permette di non chiedere un grande sacrificio alle nostre finanze mensili, a fronte di avere a disposizione un capitale che cresce nel tempo. Un’altra strategia può essere quella di risparmiare e investire somme molto piccole, che solitamente dedichiamo solo ai piccoli consumi. Tale modalità di investimento, un tempo impensabile, è oggi resa possibile dalla nascita di diversi servizi innovativi. Negli Stati Uniti il servizio Acorns dà la possibilità di investire automaticamente i pochi spiccioli di resto che si ricevono negli acquisti. In Italia la app Gimme5 permette di investire in un fondo comune a scelta, con un clic, anche a partire da 5€.
Risparmiare qualcosa frequentemente è più che mettere da parte dei soldi e privarci di parte dei consumi. È costruire il nostro futuro.