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Incertezza sul futuro e risparmi appesi

Oltre 36 milioni di italiani ritengono che la ripresa sia lontana o potrebbe addirittura non arrivare, e domina un sentimento di sfiducia sul futuro. La risposta delle famiglie italiane in termini di scelte finanziarie è stata l’accumulazione di contante e depositi bancari a breve termine. Un approccio che può facilmente rivelarsi controproducente.

di Anna Schwarz - 5 Giugno 2015 - 4'

Oltre 36 milioni di italiani ritengono che la ripresa sia lontana o potrebbe addirittura non arrivare, e domina un sentimento di sfiducia sul futuro. La risposta delle famiglie italiane in termini di scelte finanziarie è stata l’accumulazione di contante e depositi bancari a breve termine. Un approccio che può facilmente rivelarsi controproducente.

Un recente rapporto del Censis, un centro studi, fotografa così la società italiana a sette anni dallo scoppio della crisi: scettica, sfiduciata e intenta a correre ai ripari. La quasi totalità del campione considerato, ben il 94%, si ritiene, in una qualche misura, insicuro rispetto al futuro proprio o a quello della propria famiglia. Nello specifico, in cima alle preoccupazioni degli italiani per gli anni a venire ci sono la tenuta del posto di lavoro e la difficoltà di salvaguardare il proprio reddito. Circa i tre quarti del campione si ritiene insicuro per la propria vecchiaia e teme di non essere autosufficiente.

La difficile situazione economica e la crescente insicurezza hanno portato le famiglie italiane a ridurre la spesa per consumi ma anche a mettere da parte risorse finanziarie. Negli ultimi sette anni le attività finanziarie delle famiglie sono cresciute in termini nominali di circa 170 miliardi. Se guardiamo però al dato reale, corretto cioè per l’effetto dell’inflazione, osserviamo una crescita della ricchezza complessiva negativa, seppur in ripresa negli anni più recenti. L’informazione però più rilevante che ci danno i dati del Censis è un deciso cambio di composizione delle attività finanziarie, con una netta fuga dal rischio in favore dell’accumulazione di contanti e comunque depositi a breve termine.

Il totale dei titoli obbligazionari, sia governativi sia privati, detenuti direttamente dalle famiglie è crollato di circa 220 miliardi di euro, con una riduzione di quasi il 40% in termini reali. Una sorte simile ha colpito i titoli azionari, il cui valore nei portafogli si è ridotto di circa il 13% in sette anni. In diminuzione in termini reali rispetto al 2007 anche i fondi comuni, che pur stanno vedendo una rapida ripresa negli ultimi anni.

I timori di subire perdite sui mercati, l’impossibilità o l’incapacità di progettare per il medio periodo, un senso diffuso di precarietà e il bisogno di tenere i risparmi “a portata di mano” hanno fatto sì che una fetta sempre più consistente della ricchezza finanziaria fosse detenuta in forma liquida, sui conti correnti o su depositi bancari o postali a breve termine, portando ad una crescita di questi strumenti pari al 9%. Tra le forme di investimento osserviamo invece un enorme incremento del peso di assicurazioni e fondi pensione, il cui valore è aumentato di circa 190 miliardi, con una crescita reale del 19%. Come osserva il Censis, l’imperativo del momento riguardo alla gestione dei risparmi delle famiglie è “meglio soldi disponibili subito”, e anche quando si decide di assumersi un qualche rischio si cerca di “tutelare il capitale investito”.

Alla luce di quanto successo sui mercati finanziari nei sette anni considerati e dei diffusi timori sul futuro proprio e dei propri figli, probabilmente le scelte di allocazione della ricchezza delle famiglie sono quanto di più sbagliato si potesse e si possa fare.

In un arco temporale in cui il mercato azionario italiano ha quasi dimezzato il proprio valore sarebbe stata una scelta di investimento più saggia aumentare, e non diminuire, la propria esposizione ai mercati azionari direttamente o tramite fondi comuni. Non stupisce inoltre vedere come un ritorno di fondi comuni e ai titoli azionari stia avendo luogo negli ultimi 3 anni, anni in cui i prezzi di azioni, obbligazioni e fondi comuni stanno salendo. Data l’insicurezza diffusa per il proprio futuro ci si aspetterebbe una scelta di investimento orientata alla creazione di valore nel lungo termine, diversificando e con un approccio progettuale. È evidente che un conto di deposito o un buono fruttifero postale non possano rispondere a nessuna di queste esigenze.

L’accumulazione e investimento dei risparmi possono andare a costruire nel tempo una rete di sicurezza a supporto delle famiglie e di un tenore di vita e scelte di consumo future. È però necessario staccarsi da questa passione per la liquidità a tutti i costi.

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