Se qualcuno vi dicesse che negli anni della crisi i risparmi degli italiani sono passati da 3.500 miliardi di euro a quasi 4 mila, sareste un po’ stupiti ma vi sembrerebbe una buona notizia. Se poi la stessa persona aggiungesse che negli ultimi anni le famiglie italiane si sono arricchite, sareste quanto meno spaesati. Se però questa persona fosse il presidente del consiglio Matteo Renzi, allora sareste portati a credergli, o forse no.
Matteo Renzi non è nuovo a dichiarazioni sulla ricchezza e sui risparmi delle famiglie italiane. L’ultima occasione per ribadire il concetto del, presunto, arricchimento degli italiani, è stato il discorso di chiusura del semestre italiano di presidenza europea. L’estratto in questione è contenuto nei primi minuti del video.
Riassumendo, Renzi sostiene che l’Italia abbia il primo risparmio privato al mondo, pari a 4 mila miliardi di euro. Quando i deputati M5S sostegno che le famiglie si stiano impoverendo, questo cozza contro la realtà dei fatti e dei numeri. Malgrado crisi le famiglie italiane hanno visto crescere i propri risparmi da 3.500 miliardi di euro a 3.900, dal 2012 al 2014. Le famiglie si stanno paradossalmente arricchendo.
Bene. E voi che pensavate che l’Italia fosse nel bel mezzo di una terribile crisi economica, che la disoccupazione aumentasse, le imprese non ricevessero credito e le famiglie si stessero impoverendo.
Evidentemente è necessario cercare di fare un po’ di chiarezza sui numeri snocciolati con disinvoltura dal premier per capire quanto c’è di vero e quanto no. Innanzitutto è fondamentale chiarire che Renzi parla di risparmio quando in realtà fa riferimento alla ricchezza netta. Il risparmio è infatti una dimensione di flusso, che varia annualmente, o in un determinato arco di tempo, e corrisponde alla differenza tra il reddito e i consumi. Dire che aumentano i risparmi significa dire che in un anno le famiglie accantonano più risorse, vuoi perché sono aumentati i redditi o perché sono stati ridotti i consumi, o un combinato delle due. Ciò di cui parla invece il premier è la ricchezza netta delle famiglie, ossia lo stock di capitale di proprietà delle famiglie, che aumenta o si riduce per effetto del risparmio (che può essere sia positivo sia negativo) e della variazione dei prezzi delle attività reali e finanziarie in cui la ricchezza è investita.
Una volta fatto questo chiarimento possiamo entrare nel merito dei numeri. I dati della Banca d’Italia dicono che a fine 2013 la ricchezza delle famiglie italiane era pari a 8.720 miliardi di euro, e in riduzione rispetto all’anno precedente del 1,4% a prezzi correnti e del 1,7% in termini reali, considerando quindi l’effetto dell’inflazione.
Ma non erano circa 4 mila miliardi di euro? Ma non erano aumentati?
La dimensione dei numeri suggerisce che Renzi facesse riferimento alla sola componente della ricchezza finanziaria, dimenticandosi di quella relativa alle attività reali. La prima vale infatti a fine 2013 3.850 miliardi ed è in crescita negli ultimi due anni. Lo stesso non può dirsi però per le attività reali (principalmente abitazioni) che pesano per circa il 60% del totale delle attività e mostrano una contrazione del 3,5% tra il 2012 e il 2013. Per quale motivo secondo Renzi il capitale investito in titoli di Stato è da considerarsi ricchezza, ma quello investito in immobili no?
La ricchezza delle famiglie è diminuita, spinta al ribasso soprattutto dall’andamento dei prezzi degli immobili. Se ci concentriamo sulla sola ricchezza finanziaria, questa è sicuramente aumentata negli ultimi due anni. Possiamo quindi dire, come cerca di fare il premier, che gli italiani hanno risparmiato di più? Nì. Negli ultimi 8 anni i risparmi (misura di flusso) degli italiani si sono ridotti continuamente. In particolare si è registrata una contrazione dei risparmi dopo il 2009 a causa della crisi. Durante lo scorso anno si è registrata una timida inversione di tendenza. I risparmi degli italiani sono infatti aumentati, passando dai 34 miliardi del 2012 ai 46 del 2013. Questo aumento non è però tale da spiegare l’incremento del valore della ricchezza finanziaria.
Come si vede dal grafico, il contributo positivo più determinante viene dai guadagni in conto capitale delle attività finanziarie, ossia dall’aumento dei prezzi delle attività finanziarie, in particolare dei titoli di Stato italiani.
Renzi fornisce quindi una personalissima (ed errata) interpretazione dei numeri su ricchezza e risparmio. È innegabile il fatto che la ricchezza dei privati in Italia sia una peculiarità e una virtù del nostro paese. È altrettanto fondamentale però imparare a conoscerla e valorizzarla, senza cadere vittime di chiare mistificazioni della realtà.