La crisi economica e sociale ha condotto a una sostanziale insicurezza che pervade ormai la società nel suo insieme, ripercuotendosi inevitabilmente sulle scelte di investimento dei risparmiatori italiani.
Stabilire gli obiettivi finanziari è la prima regola per investire. Da questi dipendono l’orizzonte temporale, la propensione al rischio e le aspettative di rendimento; tutte componenti che definiscono il profilo finanziario dell’investitore . Analizzando questi fattori all’interno del mondo dei risparmiatori italiani, l’immagine che ne scaturisce è quella di investitori sempre più influenzati e accumunati da un senso generalizzato di precarietà di breve periodo.
Secondo un’indagine commissionata da Schroders*, nel momento di impiegare i propri risparmi in soluzioni finanziarie, oltre il 60% degli investitori italiani ha come obiettivo di investimento un rendimento volto a mantenere il proprio stile di vita in caso di perdita del posto di lavoro, di riduzione dello stipendio o, più in generale, che possa tornare utile per far fronte a eventuali emergenze. In tema di orizzonte temporale, invece, il 68% degli intervistati programma i propri investimenti ricercando un rendimento tra 1 e 5 anni, mentre il 14% si aspetta ritorni soddisfacenti nell’immediato. Per quanto riguarda la propensione al rischio, nonostante il miglioramento delle performance dei listini, il 55% indica la volontà di mantenere una quota significativa dei propri risparmi in strumenti a basso rischio, allocando solo il 15% del portafoglio in investimenti ad alto potenziale di crescita. A questo si aggiunge che solo il 29% degli investitori italiani investe a fini pensionistici, contro il 46% a livello globale.
Da questi dati si possono trarre almeno due considerazioni di carattere generale. Come sottolinea la ricerca, gli investitori italiani non hanno ancora colto o non hanno ancora pienamente preso atto delle nuove esigenze poste sulla responsabilità individuale a seguito del passaggio da un sistema pensionistico di tipo retributivo a uno di contributivo.
In secondo luogo, oltre che dalla precarietà, gli investitori italiani sembrano accumunati anche da un errore di fondo nella definizione e programmazione degli investimenti. Se davvero l’obiettivo è quello di ottenere un rendimento che rappresenti un tetto sicuro sotto il quale ripararsi nei momenti di difficoltà finanziarie, come si può pensare di costruire questa protezione in poco tempo?
Sembra che ci si sia dimenticato dell’adagio che non c’è rendimento senza rischio. Quando si decide di investire bisogna tenere presente che non esistono investimenti completamente privi di rischio e questo è valido anche per le asset class più conservative. In pratica, il rischio rappresenta il prezzo da pagare per veder crescere il valore del proprio capitale e quanto più lungo l’orizzonte temporale tanto più elevato può essere il rischio assunto, in quanto maggiore è la probabilità di compensare eventuali perdite. In genere un investitore che accantona risparmi sul lungo termine in previsione di eventuali periodi difficoltà economiche ha più probabilità di perseguire i propri obiettivi rispetto a chi cerca di cavalcare il mercato puntando su rapidi profitti. I mercati, infatti, spesso premiano i più pazienti, soprattutto negli investimenti azionari, da sempre più remunerativi di quelli obbligazionari, se non si ha fretta. Nel breve periodo, infatti, i movimenti dei mercati azionari sono per lo più determinati da comportamenti speculativi e dall’emotività degli investitori. Se guardiamo però al lungo periodo, l’andamento dei titoli riflette il reale potenziale di crescita.
Come si può allora diminuire questo senso di precarietà, almeno negli investimenti? Innanzitutto non va dimenticato che la definizione del profilo finanziario di un risparmiatore è un percorso che si basa su più tappe, ognuna delle quali richiede che il soggetto maturi piena consapevolezza delle proprie esigenze. Ciò può avvenire in autonomia o attraverso la collaborazione dei soggetti che distribuiscono i prodotti, purché questa risulti mutualmente proficua e quindi priva di conflitti di interesse.
Certo è che non tutti sono in grado di mantenere i nervi saldi di fronte ai saliscendi quotidiani dei mercati e resistere alla tentazione di seguire le mode del momento. Certo è che non esistono antidoti all’euforia o alla depressione dei mercati, ma ne esistono per la precarietà che pervade la società e, quindi, gli investimenti.
Adottare un metodo di investimento rigoroso e un approccio pratico aiuta a cercare di tenere a bada l’emotività. La domanda da porsi, ancor più quando a guidare le scelte di investimento è il senso di insicurezza, non è come evitare il rischio, bensì come riuscire a gestirlo, andando ad individuare il giusto equilibrio che consenta risultati in linea ai rendimenti attesi, ma che allo stesso tempo consenta di dormire sogni tranquilli in modo da placare, almeno in questo campo, il senso diffuso di precarietà.
*Il sondaggio commissionato da Schroders ha preso in esame le risposte di 15.749 individui di 23 Paesi intenzionati a investire almeno 10.000 euro nei prossimi 12 mesi e le risposte degli intervistati rappresentano l’opinione degli investitori in ognuno dei Paesi coinvolti nell’indagine.
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