Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03

Seguici

Lo Spread non è un Pesce d’Aprile!

L’IMU sulla prima casa ha rimpinguato le casse dello Stato con 4 miliardi di euro. Il nuovo aumento dello spread li sta vaporizzando rapidamente, vanificando i nostri sacrifici. Che cos’è lo spread? Come impatta concretamente le tasche di famiglie e imprese? Senza prenderlo come indicatore di buon o cattivo governo cerchiamo di capire come interpretarlo e cosa possiamo fare per i nostri risparmi.

di Enrico Cremonese - 2 Aprile 2013 - 4'

L’IMU sulla prima casa ha rimpinguato le casse dello Stato con 4 miliardi di euro. Il nuovo aumento dello spread li sta vaporizzando rapidamente, vanificando i nostri sacrifici. Che cos’è lo spread? Come impatta concretamente le tasche di famiglie e imprese? Senza prenderlo come indicatore di buon o cattivo governo cerchiamo di capire come interpretarlo e cosa possiamo fare per i nostri risparmi.   

È molto probabile che vi sia capitato di chiedervi cosa sia questo spread di cui tutti parlano e che, da qualche tempo, domina non solo gli articoli di economia ma anche quelli di politica. Lo spread non è un invenzione e ha effetti concreti su tutti, effetti che possono anche non manifestarsi immediatamente – saranno le generazioni future ad essere colpite.

Che cos’è lo spread   

L’oggi onnipresente spread non è altro che la differenza tra il rendimento di un titolo di stato italiano (BTP) e il suo equivalente tedesco (Bund) entrambi con scadenza a 10 anni.  Se il BTP rende il 4,6% e il Bond l’1,3%, lo spread è di 330 punti base (il 3,3%); tenetelo d’occhio!

Perché è così  rilevante?

L’aumento dello spread comporta un ulteriore deterioramento del debito pubblico italiano (già a 2.022 miliardi di euro nel 2012). L’incremento dei tassi d’interesse si riflette direttamente sul deficit pubblico ed indirettamente sul prodotto interno lordo (PIL) che viene colpito duramente. Per contenere il deficit infatti viene ridotta la spesa pubblica e, allo stesso tempo, a causa del maggior costo dell’indebitamento per il settore privato (prestiti per le imprese e mutui per le famiglie) si delinea una minor spesa per consumi e investimenti.

Ma quanto ci costa lo spread?  

Nel Documento di Economia e Finanza di Aprile 2012 (p. 126) troviamo un’interessante analisi di sensitività ai tassi d’interesse, ovvero, quanto ‘costa’ un aumento del tasso d’interesse sul debito pubblico. Ad esempio, con un aumento istantaneo e permanente di 1 punto percentuale, il Governo stima un impatto sul debito dell’1% su tre anni. Facendo un esempio concreto, nel solo 2012, l’Italia ha emesso e rinnovato  titoli pubblici per 470 miliardi di euro. Questo vuol dire che, a parità di condizioni, con un aumento dell’1%, pagheremmo 4,7 miliardi in più di spesa per interessi – il gettito previsto dall’imposta di bollo per il 2013!.

Il saggio del Libro del Siracide diceva che “ne uccide più la lingua che la spada” e così è stato negli ultimi mesi e di nuovo negli ultimi giorni. Poche dichiarazioni e lo spread passa da 274 a 350 punti base. Le parole (oltre che i fatti) pesano: anche in finanza ed anche sui costi che i cittadini devono sostenere.  Lo spread dipende, in modo non sempre evidente, da fattori legati all’economia, alla finanza e alla politica, italiana ed europea. Difficile ad esempio dire cosa abbia influito di più nelle ultime settimane, se l’incertezza sul sistema bancario cipriota o il caos delle elezioni nostrane.

Non riteniamo sia lecito far dipendere la democrazia dalla finanza ma, soprattutto di questi tempi, non si può prescinderne. Anche se non abbiamo controllo sullo spread possiamo gestire i nostri risparmi evitando di lasciarli alla mercé delle decisioni politiche. Scegliamo accuratamente dove investire e valutiamo bene costi e commissioni.

Impariamo ad essere informati e a risparmiarcelo dove possiamo!

Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03