Quando arriverà alla laurea, un giovane che si iscrive oggi in un’università italiana, avrà speso per la propria formazione una cifra che si aggira nell’ordine dei 20.000€. Sempre più le famiglie si rendono conto dell’importanza di offrire ai figli questa possibilità e allo stesso tempo dell’impegno economico che questa scelta rappresenta. È quindi importante pianificare con largo anticipo questa eventualità. Ecco alcuni consigli per farlo al meglio.
La spesa per sostenere gli studi universitari di un figlio può variare molto a seconda dell’università scelta e del tipo di sistemazione, se in casa con in genitori o fuori sede. Un’indagine recente ha stimato che il costo complessivo di un percorso di studi, per un giovane iscritto all’Università di Roma che vive con i genitori, è di circa 21.000; importo che quadruplica per un diciannovenne che frequenta l’Università Bocconi pagandosi l’affitto di una stanza a Milano. Nel caso in cui si scegliesse di iscriversi ad un’università all’estero i costi complessivi potrebbero facilmente superare i 100.000 euro.
La crisi ha fortemente cambiato le abitudini di investimento delle famiglie. Il peggioramento del mercato del lavoro che ha interessato soprattutto i più giovani ha spinto sempre più genitori (e nonni) ad accumulare risparmi per supportare i propri figli (nipoti) nel futuro. Se un tempo l’investimento per eccellenza in favore di un figlio era una casa, oggi, un po’ perché è venuta meno l’aura che circondava “il mattone” come miglior investimento possibile, un po’ perché è emersa sempre di più la necessità di affrontare il mercato del lavoro italiano e estero con un bagaglio di formazione solido, molti genitori risparmiano e investono con l’obiettivo di garantire ai propri figli la possibilità di offrirgli il percorso di studi migliore.
La buona notizia è che prepararsi per finanziare gli studi universitari dei propri figli può essere relativamente semplice, se si pianifica l’investimento sfruttando il tempo a disposizione e se si seguono alcuni accorgimenti.
Scelta degli strumenti: iniziando a investire poco dopo la nascita di un figlio si avranno quasi vent’anni a disposizione per gestire l’investimento. È quindi importante sfruttare questi anni scegliendo strumenti diversificati e con un buon potenziale di rendimento, come fondi comuni o ETF. Non è consigliato scegliere prodotti a capitale garantito come buoni fruttiferi o conti deposito perché a fronte della protezione del capitale offrono rendimenti di molto inferiori rispetto ad altri strumenti. È importante inoltre fare attenzione ai costi, che sono una determinante importante del rendimento, specie nel lungo periodo.
Investire periodicamente: per arrivare a raggiungere l’obiettivo è bene partire il prima possibile e anche con piccole cifre. Investendo periodicamente sarà poi semplice accumulare risorse senza sforzo e limitando il rischio di entrare in un unico momento sul mercato. È possibile fare questa operazione tramite un piano di accumulo di capitale (PAC) su un fondo comune, o tramite un piano di accumulo dinamico, con cui si investe gradualmente su un fondo comune ma senza un vincolo di ricorrenza e importo. Questa modalità permette sia di non investire in un momento in cui si dovesse fare fatica a risparmiare, sia di sfruttare la volatilità dei mercati (vedi sotto).
Costruire gradualmente una posizione in azioni: nel lungo periodo i mercati azionari hanno avuto rendimenti medi migliori rispetto a obbligazioni e titoli di stato. Per questo motivo è importante costruire una posizione sui mercati azionari globali, aumentando gradualmente l’esposizione.
Gestire la volatilità: l’andamento dei mercati è altalenante, volatile. Un mercato che ha visto un aumento dei prezzi potrebbe scendere domani e viceversa. Questa volatilità può però essere gestita per ridurre le perdite e aumentare i guadagni. Se, ad esempio, negli ultimi mesi i mercati azionari sono scesi, è il caso di aumentare la propria esposizione, per beneficiare della ripresa, aumentando l’importo della sottoscrizione periodica o passare parte dei capitali da un fondo obbligazionario a uno azionario. Specularmente, dopo un periodo di rialzi dei mercati è buona norma ridurre l’esposizione azionaria per evitare di essere troppo investiti nel caso il trend positivo finisse e per avere capitale da investire nuovamente una volta che i prezzi sono scesi.